Rapina record in dogana
Si indaga tra i clienti del casinò

Caccia al malvivente in fuga dagli uffici doganali della casa da gioco con 250mila euro. Forse c’era anche un basista. Sequestrate l eimmagini delle telecamere a circuito chiuso che tuttavia non avrebbero fornito risposte

COMO - Si concentrano sulla figura di un cliente i sospetti degli investigatori che lavorano sul caso della rapina messa a segno la sera di ferragosto allo sportello doganale del Casinò di Campione d’Italia. L’ipotesi più concreta è quella che ad agire sia stato qualcuno che conosceva molto bene la casa da gioco, qualcuno che sapeva quando poter trovare le casse piene (l’affluenza di giocatori la sera di ferragosto era stata decisamente elevata), qualcuno che, infine, poteva forse disporre addirittura di un basista.

Difficile, altrimenti, spiegare l’incredibile serie di circostanze favorevoli al rapinatore, volatilizzatosi nel nulla con circa 250mila euro in contanti. La prima: sarebbe entrato quando l’impiegato era solo mentre, a quanto pare, fino a qualche ora prima, lavorava affiancato a un altro collega, poi smontato. Lo ha trovato, evidentemente, fuori dall’ufficio, visto che si tratta pur sempre di uno sportello dotato di un vetro anti sfondamento che separa il personale dai clienti, un po’ come fosse una banca o un ufficio postale. A Campione, al casinò, si inseguono le voci più disparate, come sempre accade in casi di questo genere ma anche qui, sulle sponde del Ceresio italiano, l’idea più accreditata è quella che a muoversi sia stato un cliente e che, probabilmente, spartirà il bottino con qualcuno, un basista che lo ha bene informato di tutto quel che serviva sapere, a partire dal fatto che da qualche settimana, per contenere i costi della gestione corrente,i vertici del casinò avevano deciso di tagliare il servizio di sorveglianza armata.

A disposizione degli investigatori della polizia ci sono alcune immagini girate dalle telecamere a circuito chiuso collocate a difesa sia dell’ufficio che, in genere, dell’area doganale. Sembra che il rapinatore solitario si veda ma che, allo stesso tempo, risulti del tutto irriconoscibile, sia perché aveva il volto parzialmente coperto sia per l’orario, l’una di notte, con pochissima luce. La Procura ha fatto sequestrare anche il nastro isolante utilizzato dal bandito per legare l’impiegato prima di fuggire con il denaro, ma sembra che neppure il nastro sia molto utile. Mancano impronte digitali e mancano testimonianze, se non quella della vittima, già a lungo interrogata.

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