Al Bassone con il caldo
risale la tensione

L'altra mattina un agente di polizia penitenziaria aggredito da un detenuto in un controllo di routine

Al Bassone temperatura altissima, in tutti i sensi. Il solleone agostano non sta certo contribuendo a raffreddare gli animi nella casa circondariale comasca, in questi giorni citata anche dai media nazionali come uno dei carceri più affollati d’Italia. L’attuale coesistenza di 560 detenuti - più della metà stranieri, con tutti i relativi problemi di comunicazione e di integrazione - e 200 agenti di polizia penitenziaria appare sempre più difficile.
Dopo la plateale protesta - poi rientrata - dei detenuti della scorsa settimana, con acqua e sapone nei corridoi, vari oggetti sbattuti contro le inferriate e un inizio di sciopero della fame, l’altra mattina l’ultimo episodio indicativo della fragilità della tregua interna al carcere. Un agente della polizia penitenziaria, impegnato in operazioni di sorveglianza di routine, ha avuto un violento alterco con un paio di detenuti e uno di questi lo ha aggredito provocandogli una vistosa ferita al viso che ha richiesto alcuni punti di sutura. Un episodio violento ma non necessariamente collegato alla protesta generale della scorsa settimana: piuttosto, l’ennesimo sintomo di un malessere che si fa sempre più fatica a contenere. In questo periodo estivo, per di più, qualsiasi attività collaterale interna al carcere è ferma se non molto rallentata e le occasioni di creare un clima di distensione sono praticamente nulle. Una situazione negativa, purtroppo, generale e comune a tutte le altre carceri lombarde: se Como piange, Milano, di questi tempi, non ride affatto.
Così, la preoccupazione sale in tutti coloro che operano all’interno della casa circondariale comasca. Il dottor Mauro Imperiale, responsabile dell’area educativa del Bassone, non nega il momento difficile: «Il terribile caldo di questi giorni non aiuta: esaspera gli animi e può accendere la miccia soprattutto in questa situazione di sovraffollamento della struttura. Ma la cosa più preoccupante è ancora non si intravvedono possibili migliorie. Speriamo che piova...».
Andrea Cavalcanti

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