«E’ Fulvio che deve pagare»
Scaricato da metà consiglieri

L’operato dell’assessore alle Grandi opere Fulvio Caradonna non è messo in discussione soltanto dalla minoranza, ma anche da una parte della maggioranza

COMO L’operato dell’assessore alle Grandi opere Fulvio Caradonna non è messo in discussione soltanto dalla minoranza, ma anche da una parte della maggioranza. La domanda è precisa ed è stata rivolta prima del passo indietro di Caradonna: chi deve pagare politicamente? In sette consiglieri su 25 della maggioranza hanno scelto la strada del «non rispondo» (gli ex forzisti Nicola Belcastro, Piercarlo Frigerio, Michele Alogna dicendo «prima si accertino le responsabilità», Marco Butti in quanto capogruppo ha scelto volutamente di non prendere posizione, Gianluca Lombardi e gli ex An Claudio Corengia e Francesco Pettignano). Tre quelli irraggiungibili (Veronica Airoldi, Enrico Gelpi e Pierangelo Gervasoni). Critici nei confronti di Caradonna gli esponenti del Pdl Stefano Molinari (ex An «appurato che abbia lui le responsabilità di quello che è accaduto»), Mattia Caprile, Massimo Serrentino), ma anche il leghista Giampiero Ajani e il collega Emanuele Lionetti («la politica ha perso la faccia e grazie a interventi superiori si è tornati al buon senso, ma di certo qualcuno deve lasciarci la pelle») e ancora l’ex Udc Luigi Bottone. Contro Caradonna anche il coordinatore cittadino del Pdl Stefano Rudilosso: «Sono certo che non si possa individuare in un unico soggetto la responsabilità di una situazione così pesante. Certamente a livello politico lo è Caradonna come responsabile dell’assessorato da cui dipende quest’opera, ma non si può prescindere da responsabilità tecniche o altre responsabilità politiche come durante la giunta del 2005 fu deciso di affidare la direzione dei lavori a un tecnico del Comune che avrebbe dovuto controllare i lavori e al tempo stesso anche la commissione provinciale che ha espresso un parere positivo alla variante in corso d’opera. Certamente l’aver negato l’esistenza del problema non alleggerisce Caradonna». Il capogruppo del Pdl Marco Butti ha invece deciso di non rispondere: «Ho un ruolo istituzionale come capogruppo e non posso rispondere. Il sindaco ha assicurato che verranno individuate le responsabilità politiche e tecniche». Assolvono sia Bruni sia Caradonna l’ex capogruppo Pasquale Buono, il presidente del consiglio Mario Pastore, il fedelissimo di Bruni Gianmaria Quagelli e Carlo Ghirri del gruppo misto.
Per due consiglieri del Pdl (Roberto Tenace ex An e Federica Simone ex forzista) e per il leghista Guido Martinelli non è Caradonna l’unico responsabile, ma lo è allo stesso livello il sindaco Stefano Bruni.
«Siamo ancora in fase nebulosa - ha detto Tenace - perché alcuni passaggi non sono chiari in quanto l’indirizzo politico è una cosa e la parte tecnica è un’altra. Nella condizione di oggi ci sono gravi responsabilità politiche che impuro a Caradonna in quanto gestore della delega e al sindaco in quanto rappresentante dell’ente». Duro il lumbard Martinelli: «Premesso che noi siamo sempre stati contrari: prima eravamo in minoranza, poi avevamo presentato un progetto alternativo che fu bocciato e che i nostri assessori non hanno mai votato nulla sulle paratie, dico che siamo stanchi, essendo in maggioranza, di essere corresponsabili di scelte e fallimenti che non dipendono da noi. Il sindaco ha la stessa responsabilità dell’assessore a meno che dichiari che non sa nulla di quello che succede sulle grandi opere e, se fosse così, sarebbe uno sprovveduto ancora meno giustificabile. Parliamo del lungolago e non di giardinetti di periferia».
Gi. Ro.

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