Regioni, Artioli, progettisti...
Tutti erano informati del muro

Le tavole non possono mentire, i documenti ufficiali nemmeno. Una barriera fissa sul lungolago, in alcuni punti alta un metro, era già prevista 11 anni fa dal progetto firmato da Renato Conti, Carlo Terragni e Ugo Majone, nel 1998 contemplava la presenza di una scultura con funzione di barriera

COMO Le tavole non possono mentire, i documenti ufficiali nemmeno. Una barriera fissa sul lungolago, in alcuni punti alta un metro, era già prevista 11 anni fa. Non è una novità decisa all’ultimo secondo, in gran segreto. Il progetto originario, firmato da Renato Conti, Carlo Terragni e Ugo Majone, nel 1998 contemplava la presenza di una scultura (con funzione di barriera), che da un’altezza di un metro scendeva fino a 20 centimetri, verso i giardini. E si tratta dello stesso progetto che inizia un lunghissimo iter, fatto di passaggi in Regione, in Provincia e alla Soprintendenza, senza che nessuno eccepisca. Nel 2004, ha spiegato Conti, per limitare i costi si sostituisce la scultura con un vero e proprio muro, ma le altezze non cambiano né muta l’impatto visivo per chi transita in auto o si trova sul marciapiede opposto alla passeggiata. C’era già un sistema misto, con tanti muri e poche paratie a scomparsa. Il primo passo formale è datato addirittura 24 febbraio 2000. La direzione Urbanistica della Regione rilascia l’autorizzazione paesaggistica sul progetto, inviato anche alla Soprintendenza ai Beni ambientali, che non interviene. Sarà il primo di ben tre «passaggi» in Soprintendenza. Il 19 dicembre 2001 il nucleo di valutazione regionale approva il progetto e il 5 dicembre 2002 arriva anche il parere positivo della competente commissione del consiglio regionale. E ancora: la giunta del Pirellone dà l’ok, con delibera del 21 febbraio 2003. Gli anni passano e nel 2005 scade l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Regione. Nel frattempo la legge è cambiata, la competenza è passata alle province e così Villa Saporiti rilascia una nuova autorizzazione, su un progetto che strutturalmente non è mutato (è sparita la scultura e c’è muro, ma le altezze risultano identiche). La Provincia si limita a chiedere alcune modifiche (una diversa tipologia di pavimentazione, il mantenimento del parapetto originario) e stralcia le due costruzioni destinate alla Navigazione. Poi trasmette il provvedimento alla Soprintendenza, che ha potere di annullamento, ma non lo esercita. Infine, la Provincia rilascia una nuova autorizzazione paesaggistica il 22 dicembre 2008, dopo la “variante Viola”, che aveva trasformato il muro in sedute e fioriere alte un metro (bisogna sempre aggiungere i 70 centimetri di innalzamento del livello della passeggiata rispetto al piano attuale), andando a incidere sugli ultimi 70 metri verso i giardini (dove la barriera non è più degradante) e sostituendo le parti fisse davanti a piazza Cavour con 13 pali guida alti 1,20 metri. Il documento arriva alla Soprintendenza, che sceglie ancora il silenzio assenso.
Mi.Sa.

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