Bruni: Caradonna non si tocca
Ma è scontro con la Lega

Como, il primo cittadino continua a difendere l'assessore sfiduciato : «Revocarlo? Non ci penso nemmeno»,  il commissario provinciale dei lumbard, Leonardo Carioni: «Non può non tener conto dell’espressione del proprio consiglio. Si renda conto che ha quasi tutta l'assemblea contro. A mio parere la riflessione la deve fare, questa non è una cosa leggera»

COMO È sempre più alto e più resistente il muro che il sindaco Stefano Bruni sta alzando attorno all’assessore Fulvio Caradonna, sfiduciato martedì sera dal consiglio comunale (con 26 voti di cui 11 di maggioranza oltre a tutti i 15 esponenti della minoranza, ma anche con 12 astensioni e solo tre contrari). «L’assessore Caradonna - ha dichiarato il sindaco - non è assolutamente in discussione. Revocarlo? Non ci penso nemmeno». Insomma, Caradonna non si tocca.
A chiedere un passo indietro dell’assessore che si è occupato del progetto della sistemazione del lungolago c’è però la Lega Nord e anche il capogruppo del Pdl in consiglio comunale Marco Butti chiede al sindaco una «riflessione serena e costruttiva con il partito, il gruppo e gli alleati». Gli esponenti del Carroccio in consiglio avevano già detto, senza giri di parole, che Caradonna «se ne deve andare». E sulla stessa linea, anche se meno diretto, è intervenuto il commissario provinciale dei lumbard Leonardo Carioni: «Il sindaco non può non tener conto dell’espressione del proprio consiglio. Va bene la fiducia tra assessore e sindaco, ma si renda conto che ha quasi tutto il consiglio contro. A mio parere la riflessione la deve fare, questa non è una cosa leggera e sbaglia a dire che Caradonna non si tocca». Poi ha aggiunto: «Non solo la Lega si è espressa criticamente, ma tutto il consiglio. Non capisco perché il sindaco si ostini a tenerlo, si assisterebbe ad una farsa. Abbiamo assistito a valzer di assessori diversi, ma in questi momenti bisogna pensare alla città. Va risolto il problema del muro, del bilancio e della Ticosa, invece più che a contrasti non si assiste. Non si può continuare così».

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