«Non sono il killer di Di Giacomo»
Ecco la versione di Panarisi

Il presunto assassino si chiama fuori dalle accuse di aver ucciso l'imprenditore di Colico e spiega: ho solo aiutato a pulire e nascondere il cadavere

Leonardo Panarisi si chiama fuori dall'omicidio di Antonio Di Giacomo. Parlando con il suo legale, l’avvocato comasco Pierpaolo Livio, l'uomo accusato di essere il killer dell'imprenditore di Colico ha ammesso di essere intervenuto sulla scena del delitto ma ha seccamente contestato le dichiarazioni di EmanuelCappellato, che lo vorrebbero esecutore materiale dell’omicidio. Origini siciliane, da una vita trapiantato nel Comasco, il presunto killer ha fornito una dettagliata ricostruzione del fatidico pomeriggio del 9 ottobre, quando, ha detto, quel ragazzone che conosceva già da diversi anni, il "Popo", lo chiamò poco dopo l’ora di pranzo pregando di raggiungerlo perchéaveva combinato un casino. Panarisi avvertì la moglie, dicendole che doveva andare a dare una mano «al ragazzo», poi uscì e lo raggiunse in centro. «Una volta sotto casa, in via Cinque Giornate, ho suonato il campanello e sono salito al terzo piano. Emanuel era seduto sul divano, la stanza era sporca di sangue e di materia organica. In terra c’era il cadavere di quel tizio». Panarisi sfoggia nervi saldissimi. E dice a Capellato: «Dobbiamo pulire».
È probabile che Panarisi, nell'interrogatorio di convalida del fermo, decida di rispondere alle domande del giudice preliminare. Il suo avvocato dice che è anche disponibile a farsi sottoporre all’esame del cosiddetto guanto di paraffina, lo stub, anche se dopo più di due settimane il risultato potrebbe non essere così attendibile.

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