Tutti chiedono le dimissioni
Ma Caradonna fa muro

«Non mi dimetto». Lo ha detto chiaramente ai colleghi di giunta che si aspettavano un segnale dall’assessore Fulvio Caradonna. E la tensione è alle stelle in tutto Palazzo Cernezzi, ma anche nelle stanze della politica e dei partiti

COMO «Non mi dimetto». Lo ha detto chiaramente ieri ai colleghi di giunta che si aspettavano un segnale dall’assessore Fulvio Caradonna. E la tensione è alle stelle in tutto Palazzo Cernezzi, ma anche nelle stanze della politica e dei partiti. Il numero di coloro che chiedono un’uscita dall’esecutivo di Caradonna aumenta con il passare delle ore anche all’interno della maggioranza: la Lega Nord, ma ormai anche la quasi totalità dei consiglieri del Pdl. L’addio all’amministrazione comunale di Caradonna è vista ormai da tutti come la sola condizione per portare il Comune fino alla fine del mandato e quindi l’unica via d’uscita per tentare una ripartenza. La giornata di ieri è stata un susseguirsi di incontri e vertici iniziati in mattinata e andati avanti anche a tarda sera, segno che le trattative sono febbrili che la vicenda dovrebbe chiudersi a breve. Con un unico argomento (Caradonna) al centro della discussione e con l’aggiunta della caduta (con le dimissioni in blocco di 21 consiglieri comunali) dell’amministrazione di Lecco che avrà ripercussioni anche a Como.
Ma andiamo con ordine. In mattinata Bruni e Caradonna erano nel cortile del Comune e, secondo alcune fonti, il sindaco avrebbe provato ad accennare all’assessore la via delle dimissioni, ma senza esito. Poi l’arrivo della notizia da Lecco con il sindaco leghista silurato dalle dimissioni dell’opposizione, ma grazie alla fondamentale sponda di alcuni consiglieri del Pdl. Situazione, questa, che fa gioco alla Lega comasca che avrebbe ancor meno remore a passare alle azioni forti (leggi dimissioni o sfiducia a Bruni) qualora non venissero presi provvedimenti su Caradonna. Alle 15 la seduta della giunta con il sindaco che ha fatto riferimento a Lecco e ha richiamato tutti a trovare slanci per proseguire. Caradonna ha chiarito che non ha intenzione di dimettersi lasciando quindi la situazione nelle mani del sindaco e suscitando perplessità tra i colleghi. «A questo punto meglio chiudere qui» ha commentato, rigorosamente a taccuini spenti, più di un assessore. Il sindaco aveva in programma alle 18.30 un incontro con tutti i consiglieri del Pdl per parlare dei temi aperti, ma che ha annullato per «improrogabili impegni a Milano» contribuendo ad aumentare la tensione e le supposizioni sugli scenari che potrebbero profilarsi nelle prossime ore.
Poi in serata un nuovo vertice dell’area liberal dell’ex Forza Italia ormai convinta che serva un intervento in tempi rapidi per uscire dal clima pesantissimo in cui si trova il Comune e altri incontri in tarda serata e annunciati anche nella giornata di oggi. Ieri il segretario cittadino del Pdl, Stefano Rudilosso ha detto: «Il sindaco ha ricevuto un segnale abbastanza chiaro dal consiglio comunale e, pur essendo solo politico non avendo ripercussioni amministrative, credo vada tenuto in considerazione». Leggi: Caradonna deve lasciare.
C’è poi il capitolo del Carroccio che già mercoledì ha sostanzialmente posto un ultimatum al sindaco: o si rispetta la volontà del consiglio comunale (la sfiducia è passata con 16 voti, quindi 11 di maggioranza) oppure ci saranno conseguenze per l’amministrazione con l’addio leghista a giunta e consiglio che determinerebbe, di fatto, l’ingovernabilità e le elezioni anticipate. I leghisti hanno chiesto di avere una risposta in tempi brevi (nel giro di qualche giorno) e sono in attesa. Da ieri con l’assist di Lecco da brandire come giustificazione all’eventuale passo decisivo.
Gisella Roncoroni

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