«Loubna non è malata
Passi avanti per il lavoro»

L’amica Anna Paola Manfredi all’assessore. «I medici confermano che sta bene. Ora bisogna mantenere le promesse»

Pur comprendendo la volontà di fornire la propria versione e la legittimità di difendere l’operato del Comune, l’avvocato Anna Paola Manfredi, amica di Loubna Jamal, la mamma dei quattro bambini morti nella strage dell’anno scorso in via Per San Fermo, non condivide le motivazioni fornite dall’assessore ai Servizi sociali Alessandra Locatelli a proposito dell’aiuto, fin qui modesto, che ha saputo darle la città. «Fanno apparire la mamma di quei poveri bambini come una pazza, cui non è bastato un anno e sette persone competenti per ritornare alla normalità – scrive il legale - Così facendo, le si fa un torto grandissimo». Locatelli, in risposta proprio a Manfredi, sottolineava la presenza del Comune nel percorso di Loubna e, al contempo, parlava di situazione molto delicata: «Ha fatto grandi passi in avanti – ha spiegato il vicesindaco- ma non credo possa dirsi pronta per affrontare la vita da sola».

Nei giorni scorsi, “La Provincia” aveva rilanciato il desiderio di Loubna, trasformandolo in una richiesta destinata ai comaschi migliori: trovare un lavoro per mantenersi e tornare indipendente, così da poter pagare l’ultima casa ai suoi bimbi morti, vale a dire le lapidi al cimitero di Camerlata dove sono sepolti. «Dopo l’intervento del giornale – aggiunge Manfredi - ha chiamato nel mio studio un nostro concittadino, una di quelle persone per bene invocate dal direttore, disposto ad accoglierla e a darle un lavoro. Voleva, però, essere rassicurato da me, che reputa una persona sincera e seria, che non fosse pazza per il comprensibile timore di mettersi in casa una squilibrata».

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