Como, la politica
delle piccole opere

Ci sono alcune cose su cui la giunta di Como bisogna lasciarla stare. L’illuminazione dei giardini di viale Tokamachi è una di quelle. Un lavoro davvero ben fatto, con la prospettiva di completarlo per trasformare un’area degradata, oltretutto appiccicata alla stazione San Giovanni e perciò biglietto da visita di chi arriva in città con il treno, in un piccolo e fruibile parco urbano. Chapeau per l’utilizzo intelligente dei proventi della tassa di soggiorno. Stesso discorso si può fare per l’ampliamento della zona pedonale. Anche in attesa dell’attuazione dei progetti di sistemazione delle piazze, il bilancio è assolutamente positivo. E il periodo pre natalizio di quest’anno conferma e in un certo senso migliora le performance dello scorso anno in termini di presenze, o meglio di “assalti” alla Città dei Balocchi e alle vie dello shopping.

L’altra metà della luna, quella oscura, che si è confermata ieri è stato il continuo caos sulle strade stipate da automobili alla disperata ricerca di un buco in cui infilarsi. Scene già viste nei precedenti weekend. D’accordo che ormai è questione di poco. Passata la festa, gabbato lo Santo. Si tratta di celebrare il Natale, trascinarsi già in una situazione più tranquilla fino al Capodanno e all’Epifania e poi via come prima, con i “settemila parcheggi settemila” ostentati dall’assessore Gerosa, più o meno sufficienti a soddisfare la domanda ordinaria.

Eppure ieri c’è stata l’ennesima conferma dell’inadeguatezza della politica di questa amministrazione sulla questione (ammessa in parte dalla stessa Gerosa, commentando le esigue presenze all’autosilo di Val Mulini, non una novità, in cui si pretende di incanalare le auto che entrano in città con la chimera di un comodo autobus verso il centro).

Detto che quello del traffico è un problema atavico a Como e rilanciando ciò che un lettore ha ricordato sul nostro sito: “Gianni De Simoni definiva Como incassata fra le rughe delle prime montagne ed il lago ed una città a misura d’uomo in cui bastano dieci minuti per attraversarla da nord a sud e da est ad ovest”, si sarebbe potuti partire da questa constatazione per tentare di costruire un progetto di lungo respiro, l’obiettivo di un mandato amministrativo o due per rendere più vivibile una città che, oltretutto, i lunghi periodi di assenza di pioggia come quello che stiamo attraversando, rendono più esposta di altre, proprio per conformazione e traffico, a smog e inquinamento. Oltre a lungolago e Ticosa, insomma, già prestampati sull’agenda di qualunque governo comasco, si sarebbe potuto tentare di ridisegnare la convalle, dal punto di visto urbanistico e viario in funzione di una gestione più razionale dei flussi di traffico anche in funzione dello sviluppo turisti. Ma sarebbe stato necessario saper progettare in grande, pur zavorrati dalla carestia di risorse di tutti gli enti locali. E l’impressione è che a palazzo Cernezzi manchi , in questa direzione, la capacità risolutiva dimostrata nelle piccole ma importanti opere come quelli dei giardini davanti a San Giovanni.

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