Il vescovo durante la Via Crucis
«Ci si può salvare solo insieme»

Niente processione, ma il Crocifisso sul sagrato per benedire la città Monsignor Cantoni: «Il virus ci ha fatto riscoprire il potere dello sguardo»

«C’è chi pensa al vaccino solo per star bene, ripiegato nella dimensione individuale e non per evitare di contagiare gli altri, eludendo il fatto che la salute dell’altro è almeno tanto importante quanto la propria». Sono le parole del vescovo Oscar Cantoni pronunciate ieri pomeriggio nella basilica del Crocifisso durante la Via Crucis.

Durante l’omelia monsignor Cantoni ha sottolineato l’importante dei piccoli gesti, carezze che nessuno magari vede ma che si rivelano vitali. Sguardi, parole, affetto, che mai come nell’ultimo anno hanno fatto la differenza: un messaggio d’amore e vicinanza scritto dalla famiglia a un paziente di Covid che si trova in ospedale sotto il casco, una spesa regalata a un vicino di casa che ha dovuto chiudere la sua attività per la crisi economica, la mano tesa a un fratello che non ha un tetto sotto il quale dormire.

Le prove di Gesù e i cristiani

Il vescovo, guidando il percorso della via Crucis, ha parlato delle cadute di Gesù come delle prove che questa pandemia ci sta chiamando ogni giorno ad affrontare e in cui è possibile riscoprire la fratellanza e il valore della sofferenza.

Como ha dovuto rinunciare, per il secondo anno consecutivo, alla tradizionale processione con il Crocifisso miracoloso, ma le parole dei monsignor Cantoni sono arrivate comunque tra la comunità. «Questa pandemia ci ha fatto riscoprire il potere dello sguardo, per molti, nelle corsie degli ospedali, è stato infatti l’unico mezzo possibile di comunicazione per infondere e ricevere conforto, vicinanza e speranza. Ed è proprio quello che vogliamo fare ora, anche a nome di tanti anziani e ammalati, che negli ospedali stanno lottando contro il virus: fissare bene lo sguardo in Gesù, confidando ancora nel suo amore e nella sua fedeltà, che non è venuta meno nel corso di questi mesi».

Questa crisi sanitaria ed economica ci ha resi più umili? Una domanda a cui il vescovo ha risposto dicendo: «Riconosciamo di essere fragili e deboli. La storia di questi mesi ce l’ha dimostrato in pienezza, senza mezzi termini. Il Signore benedice coloro che si spendono e che si fanno prossimi. La pandemia non è certo causata da Dio, ma noi dobbiamo interpretarla come un segnale eloquente che Dio usa a nostro vantaggio».

«Tanti drammi moltiplicati»

Un pensiero è andato anche ai tanti sacerdoti della Diocesi di Como scomparsi per Covid, ma anche ai sanitari e ai ricercatori in prima linea nella lotta al virus, alle famiglie in difficoltà. Per il vescovo questo momento così difficile è l’occasione per essere più buoni e solidali: «Si sono moltiplicati tanti drammi, personali, familiari e sociali. Sono emersi tuttavia numerosi esempi di rara umanità. Non possono rimanere casi eccezionali. Sono tuttavia emersi anche casi contrari, in cui le persone sono state lasciate sole. C’è chi ha pensato a sé stesso, dimentico di essere in una medesima avventura, in cui ci si può salvare solo insieme. Come cristiani, abbiamo un compito ben preciso: aiutare la società a riprendere speranza sul futuro».

Al termine della celebrazione il vescovo, ha raggiunto l’esterno della basilica per impartire la benedizione, esponendo il Crocifisso che è stato appoggiato sull’asfalto della strada a ribadire la vicinanza alla città. Contestualmente il sindaco Mario Landriscina ha acceso il cero votivo, a nome di tutti i comaschi, e lo ha portato sull’altare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA