La direzione del vento
e il futuro di Como

C’è un bel gioco che appassiona i salotti comaschi. Assomiglia a un indovinello anche se ripete sempre lo stesso ritornello: chi va con chi? La domanda sottintende nomi e personaggi, famiglie e casati, alleanze e strategie, partiti e ideologie, e tutti quelli che guardano con malcelato interesse e ostentato snobismo alle prossime elezioni per scegliere la guida della città. Ti candidi?È domanda diffusa. La senti ripetere in ufficio tra una fattura e l’altra, al supermercato tra uno scaffale e la cassa, al ristorante tra il primo e il secondo, al bar tra un caffè e un brancamenta e perfino al semaforo tra il giallo, il rosso e il verde.

Manca circa un anno all’inizio della campagna elettorale con i candidati sindaci e le liste per il Consiglio comunale. Più che dei nomi, più che delle alleanze, perfino prima che si sappia “chi va con chi” sarebbe importante che la società comasca si occupasse di un altro punto. Un vecchio, mai svolto tema. Il problema dei problemi. Quale è? Presto detto per chi non l’avesse ancora capito. Basta sostituire il gioco dei nomi con quello degli approdi. La domanda che chiunque, anche solo sfiorato dall’idea di candidarsi alla guida di questa città, dovrebbe porsi è semplice e facile: dove vuole andare Como? E conseguentemente quale è il punto d’arrivo. Stabilito questo, ecco che ci si può impegnare a tracciare un sentiero, indicare un percorso.

Allora dove va la città dei Plinio, dei Giovio, di Volta, di don Guanella? Vuole essere e crescere come territorio di un manifatturiero di qualità legato al tessile e alla seta? Si sia conseguenti e si creino sinergie, alleanze, strategie coerenti. Altrimenti vale il detto che “apparire e non essere e come filare e non tessere”. Vuole puntare sulla logistica e il ruolo di città di frontiera tra Nord e Sud Europa? Como, perla tra Lugano e Milano? Si sviluppino con determinazione i passi necessari. Non si osservi solo la Svizzera fare un AlpTransit e progettare il raddoppio del Gottardo mentre qui non si riesce neppure a rendere funzionale Pedemontana e nuova tangenziale.

Città universitaria? Si riprendano le trattative con le università e si riapra il capitolo del campus. Immaginando che per una comunità come Como vale il detto che “l’università non è preparazione per la vita, è già la vita”.

Città turistica? Si superi una volta per sempre lo scandalo del lungolago e del cantiere paratie. Si favorisce davvero il turismo perché se scelta è non sia di un turista per caso, ma per sempre.

È importante che la società comasca ragioni sulle sue radici, su quanto di buono fatto in un glorioso passato e quante eccellenze ci sono in questo presente. Ritrovi Como lo spirito che l’ha fatta grande. Il consiglio dantesco è “considerate la vostra semenza”. Perché questo comunità collocata in un luogo incantevole non fu fatta “a viver come bruti”...

Ritrovate le radici, si decida la rotta e l’approdo migliore. Altrimenti il vento fortuna potrà soffiare ancora forte su Como per tempi brevi o anche lunghi. Alla fine, però, bisognerà prendere atto della verità di Seneca: «Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare».

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