Le due facce dei dati e i segnali che contano

I numeri croce e delizia: una conferma anche in queste ore con i dati dell’Istat sull’occupazione. Speranza per una parte, doccia fredda per un’altra. Dicembre è stato meno positivo del previsto, questo è sicuro, e parliamo a livello nazionale. Ma la percezione è più favorevole se si guarda un arco esteso di tempo, quindi paragonando il mese finale del 2015 con quello dell’anno precedente.

E ancora, colpiscono le conclusioni che si sono tratte nel dibattito in Italia: ovvero che a dicembre non si sia verificata (e i più prudenti accostano un sano “probabilmente”) la corsa all’uso degli sgravi contributivi triennali per le assunzioni a tempo indeterminato. Corsa che doveva essere legata ai cambiamenti in arrivo con la legge di stabilità: ovvero la riduzione dello “sconto” al 40% e valido per solo due anni, per cui meglio affrettarsi prima.

Se lo sguardo si sposta però a livello locale, già il ragionamento vacilla. Nelle ultime quattro settimane del 2015 le istanze in questo senso sono state più di 700, battendo la media mensile di 500 e lasciandosi superare da marzo, quando ci fu il boom.

Più del freddo numero, però, vale la pena ricordarsi l’atmosfera di quella primavera. Quando - e furono i piccoli a muoversi per primi - le imprese non vedevano l’ora di assumere e di tenere con sé attraverso un contratto stabile il dipendente precario. Della serie, comunque la si veda, non è il Jobs Act a far sbocciare magicamente i posti di lavoro. Può essere la scintilla, ma per innescare il fuoco ci vuole ben altro.

Come mostra anche questo inizio d’anno. Che cosa conta di più? Quei numeri relativi alle nuove assunzioni a tempo indeterminato, no, perché è ancora troppo presto e non vogliono dire granché quelle 337 richieste del mese di gennaio. Forse, ancora una volta, è il clima, e non stiamo certo parlando di questo bizzarro inverno. Piuttosto di una percezione che sembra mettere d’accordo le parti, almeno a Como, più che ogni statistica. L’idea che comunque le aspettative delle aziende siano positive nonostante una sfilza di nonostante, ribadiva ieri Unindustria.

Malgrado insomma l’anno si sia chiuso in maniera incerta,o questo mese d’avvio - si sente dire da imprenditori di comparti diversi - non abbia portato proprio una mole di lavoro. Si vuole credere, non per faciloneria, ma per esperienza se vogliamo, che qualcosa continuerà a muoversi, pur in modo schizofrenico come ormai si comporta il mercato.

E ciò significa che appena si può, si assume. Lo fa una realtà come Esselunga, che lo scorso anno aveva lanciato il Job Day, assaltato dai candidati, per posti a tempo indeterminato e che ora prevede nuove chance.

Soltanto un esempio, che però non è isolato. Appena si può, si porta in azienda un giovane. Appena si riesce, si passa dallo stage all’ingresso vero e proprio in fabbrica: si fa di tutto per tenerlo con sé.

Basta poco, commentava ieri la Cisl, una ripresa dei consumi che non è boom, ma piccolo e prezioso segnale. E incide, ancora di più, la voglia di lavorare insieme. Di cogliere ogni spiraglio, per costruire più occupazione, e soprattutto occupazione migliore, anche attraverso il welfare, su cui il Governo ha aperto nuove frontiere.

Strumenti legislativi e dati sono l’occasione di agire o riflettere. Ma la fiammata vera, quella continua a provenire solo dalle imprese e da chi mette, in vari ruoli, competenze e passione dentro.

m.lualdi@laprovincia.

@MarilenaLualdi

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