Libeskind, processo all’Ordine
L’architetto a favore si difende

Bollini sentito al consiglio di disciplina, aveva attaccato Pandakovic. «I toni sono trascesi: non volevo offendere, ma solo difendere l’opera»

«La mia non era una battaglia contro le persone o contro le istituzioni, ma contro il “no a priori”. Non ritengo di aver offeso ma solo difeso chi, come me, ritiene positivo il fatto che un grande architetto possa esprimere liberamente la propria arte anche a Como». Michele Bollini, finito al centro della lite tra architetti sull’opera di Daniel Libeskind che verrà posizionata in fondo alla diga, ieri si è difeso così al Consiglio di disciplina dell’Ordine.

Davanti ai colleghi che l’avevano convocato per avere spiegazioni su alcune espressioni “forti”, in particolare messaggi pubblicati su Facebook e rivolti anche al collega Darko Pandakovic (contrario al monumento), il giovane architetto ha gettato acqua sul fuoco cercando di mettere la parola fine alla vicenda. E al termine ha parlato di «confronto positivo in un clima disteso».

Bollini ha reso noto il testo della sua dichiarazione al consiglio (la commissione era composta dagli architetti Franchi e Corani con l’avvocato Baccaglini) e sul web ha commentato: «Abbiamo convenuto che nel dibattito sul tema i termini sono leggermente trascesi, fermo restando che non vi è mai stata alcuna intenzione di offendere nessuno». Nei prossimi giorni l’Ordine deciderà se procedere o archiviare la questione, il giovane architetto si augura ovviamente che «tutto possa rientrare».

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