Luciano Airaghi (Fondazione Minoprio): «Gli Its sono la risposta giusta alle nuove esigenze, fiducia in crescita»

Luciano Airaghi è responsabile del centro di formazione della Fondazione Minoprio (oltre 900 studenti iscritti)

Con oltre 900 studenti iscritti, Fondazione Minoprio è oggi tra le migliori realtà italiane per la preparazione dei professionisti del verde e del settore agro alimentare. Un modello formativo modulare, complesso e cresciuto nel tempo, come spiega Luciano Airaghi, co-responsabile del Centro di formazione a Minoprio.

I licei restano in testa alle preferenze dei ragazzi e delle famiglie con il 57% delle iscrizioni al primo anno, ma proprio per l’anno 2023 -2024 è aumentato il numero di chi sceglie la formazione tecnica (30,9%): qualcosa sta cambiando?

Sì, soprattutto per le figure di alto livello. L’interesse verso la formazione tecnica e professionale, da sempre in secondo piano rispetto all’orientamento verso il liceo, sta crescendo. È in atto un cambio di tendenza perché, come sempre dopo una crisi economica, si rivalutano i mestieri e le competenze da poter spendere nel lavoro. I posti nelle nostre prime si esauriscono già in fase di orientamento, abbiamo una lunga lista d’attesa. Inoltre sono attivi anche percorsi “passerella” dal liceo, di chi sceglie la nostra scuola dopo averne iniziate altre. Recuperano a Minoprio dove trovano soddisfazione nella concretezza dei risultati e del ritorno occupazionale. Infatti, attraverso l’alternanza scuola lavoro, gli studenti vengono conosciuti dalle aziende e in genere hanno già una collocazione prima ancora di terminare i percorsi di studio.

Quali sono le figure di alto livello così ricercate?

Sono i profili formati nei nostri Istituti tecnologici superiori dove si iscrivono sia gli studenti provenienti dalla nostra filiera professionale, sia i tecnici agrari, ma anche liceali e laureati. Sono proprio i profili professionali più alti, in uscita dalla formazione terziaria, ad essere ricercati. Se più di vent’anni fa dopo il triennio di formazione professionale erano molte le aziende che ricercavano i ragazzi di 16 anni, nel tempo questo non è più successo, anzi, c’è stato un periodo in cui abbiamo fatto fatica a trovare per loro dei tirocini. Era il 2008, in corrispondenza con la prima grande crisi economica. Da quel momento molto è cambiato.

Come si è modificato l’orientamento scolastico?

Ancora oggi, tra gli Its che in Italia esistono da pochi anni e le università che sono istituzioni con una lunghissima storia, le famiglie preferiscono affidarsi a queste ultime, senza indagare con cura quali siano i desideri, i talenti e le inclinazioni dei figli per il loro futuro. Ma dopo i momenti di crisi economica, quando il mercato è ripartito, c’è stata la necessità da parte delle aziende di alte competenze. I ragazzi del triennio a 16 anni non si inserivano più nel lavoro e serviva alzare il livello di conoscenze. Questa nuovo bisogno del mondo del lavoro ha spinto la nascita della filiera della formazione professionale: a partire dal primo triennio a risalire fino agli Its, per sette anni complessivi di studi e di alternanza scuola lavoro.

Un percorso articolato e complesso costruito assemblando gli anni di studio: ha raggiunto una sua identità?

Non si è costruito in modo efficace il passaggio dal sistema formativo professionale a quello statale dei quinquenni. Considerata nel suo insieme, la struttura scolastica italiana è piuttosto obsoleta. Di fatto dopo il triennio professionale non esistevano altri sbocchi possibili se non il lavoro. Quando è stato necessario risolvere il gap tra le richieste delle aziende e il livello del triennio si è creata una filiera di studi verticale, grazie anche a Valentina Aprea, dal 2012 assessore all’Istruzione in Regione Lombardia, che ha fortemente voluto un percorso che dalle professionali portasse fino alla formazione terziaria. Un itinerario scolastico appesantito da alcune lacune soprattutto di tipo normativo che ancora vincolano lo sviluppo di una scelta di studi con grandi potenzialità, come ben esemplificano percorsi analoghi in altri paesi europei, tra tutti la Germania.

Quali sono i problemi?

Per esempio in Europa è possibile frequentare un Its dopo il quarto anno di scuola superiore. Mentre da noi dopo i tre della formazione professionale e dopo il quarto anno è ancora necessario un ulteriore quinto anno per poter accedere alla formazione successiva. Perché la nostra scuola secondaria è strutturata su cinque anni e deve cambiare tutto il sistema formativo per correggere alcune incongruenze che ci rallentano.

Oggi però sugli Its si sta investendo molto, questo produce buoni risultati in termini di iscrizioni?

Nei nostri Its abbiamo 160 studenti in formazione terziaria ed è un numero altissimo se si considera che questo tipo di alta formazione non è ancora noto a tutti e che il settore agroalimentare è particolare. In Italia è composto da molte piccole e micro imprese che applicano in modo limitato le tecnologie e le nuove competenze sviluppate nelle produzioni. È vero però che gli investimenti ci sono e che c’è grande attenzione sullo sviluppo degli Its di recente oggetto di una riforma: la legge 99 del 2022 che li porta ad essere Its Academy. Ora siamo in attesa dei decreti attuativi.

Un cambio di nome o sostanziale?

Si tratta di innovazioni fondamentali per lo sviluppo degli Its perché la riforma rivede la governance, lo statuto e perché sono destinate risorse importanti. Dal Pnrr sono in arrivo 500 milioni di euro all’anno per i prossimi tre anni su tutto il sistema nazionale per la crescita della formazione terziaria. Risorse destinate a investimenti in tecnologia, laboratori, strumenti. Di questi, Fondazione Minoprio dovrebbe ricevere quest’anno 2 milioni e 600mila euro. I valori variano in base alla posizione geografica dell’Its, all’area tecnologica e al numero di iscritti. Inoltre nel caso degli Its i risultati sono monitoriati, caso unico nel sistema formativo. Abbiamo degli obiettivi di occupabilità da raggiungere. I parametri dell’Its di Fondazione Minorpio l’hanno portato a essere il secondo Its in Italia e il più prestigioso per il nostro settore. M. Gis.

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