Lungolago, la politica
non deve speculare

Con tutto quello che ha passato e sta passando il nostro lungolago non ha proprio bisogno di una speculazione politica. Eppure, mentre sembra profilarsi uno spiraglio di soluzione con l’entrata in scena della struttura Italia Sicura della presidenza del Consiglio (non sia mai che c’entrino le vostre cartoline), si vocifera che qualcuno cominci a fare due conti e pensi di mettere il cappello sulla possibilità di far ripartire il cantiere, giusto in tempo per la campagna elettorale del prossimo anno, quando si rinnoverà l’amministrazione comunale del capoluogo.

Questa è una delle letture date allo spostamento a Roma dell’importante vertice che il responsabile di Italia Sicura, Mauro Grassi avrebbe voluto tenere a Milano. Pare che il presidente della Regione, Roberto Maroni non abbia gradito. La motivazione ufficiale è la mancata presenza dei rappresentanti dell’Autorità anticorruzione. Dietro ci sarebbe invece il rischio che il centrosinistra locale approfitti dell’iniziativa del governo per tentare una clamorosa ripartenza nella corsa alla riconquista della poltrona di sindaco di Como, ad oggi piuttosto difficile.

Insomma sul martoriato lungolago sarebbero cominciati dei giochi politici, impensabili solo pochi giorni fa quando il cantiere rappresentava un filo da non toccare che aveva già fulminato tanto il centrodestra quanto il centrosinistra comasco. Pensare che proprio le nette contrapposizioni politiche sull’opera sono una delle principali cause dell’annosa paralisi dei lavori. A quanto pare la lezione non è stata ancora compresa. Mai come in questa drammatica e vergognosa situazione, confermata ieri con il nostro lago messo giustamente alla berlina sui media nazionali per l’esondazione, l’inchiesta giudiziaria e l’incapacità politica, mentre quello di Iseo era altrettanto giustamente celebrato per l’inaugurazione della passerella dell’artista Christo, vale l’usurata ma sempre efficace massima di Deng Xiao Ping sul colore del gatto: basta che acchiappi i topi. E magari che i gatti facciano squadra a prescindere dal colore del manto.

Anche perché il tiramolla degli schieramenti rischia di dilatare ancora i tempi per l’intervento, con il magistrale risultato di ritrovarsi a seggi aperti con il cantiere ancora privo di prospettive. Allora meglio ricordarsi di quanto accaduto a Parma, un tempo città simbolo della sinistra riformista emiliana, poi, causa disastri amministrativi ,espugnata da una destra che come sta facendo il centrosinistra cittadino comasco, ha buttato via il biglietto vincitore della lotteria.

Risultato: la vittoria dei Cinque Stelle con Pizzarotti. Magari a Como il movimento fondato da Grillo e Casaleggio senior non ha, ad oggi, la forza necessaria. Altri gruppi però potrebbero spuntare a sorpresa e portare a casa tutto il piatto sulle macerie del lungolago.

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