Questa è bella: addio alla pesca
Sul primo bacino è vietata

Il casoMultato un pescatore a Sant’Agostino. Per la Regione è area portuale

Allontanato anche un gruppo di ragazzini in viale Geno. Appello al sindaco

Como

Questa è bella. Dopo 20, 50, cent’anni - i numeri metteteceli pure voi - si scopre che a Como non si può più pescare.

Lo dice una legge regionale che regolamenta l’attività all’interno delle zone portuali, una legge che nessuno, evidentemente, si era mai sognato di applicare fino alla settimana scorsa, quando una pattuglia della guardia di finanza si è presentata a un paio di pescatori al “lavoro” nella zona di Sant’Agostino per comunicare che per quel giorno avrebbero chiuso un occhio, ma che da allora in poi non sarebbero state più tollerate violazioni. Risultato, l’altroieri il signor Luigi da Brunate, che brandiva la sua canna proprio sul porticciolo della “riva dei bruti”, si è visto rifilare un verbale di 120 euro, mentre un gruppo di ragazzini - che nel solco di una tradizione più o meno eterna pescavano alborelle verso piazza De Gasperi - è stato allontanato e ammonito: mai più.

Come mai più? E soprattutto: quale zona è da considerarsi area portuale? «Un guaio serio - dice Luigi Guglielmetti, presidente dell’’Aps, un’associazione che riunisce circa 4mila pescatori della provincia - Perché il primo bacino del lago è un’unica, amplissima area portuale, e il rischio è quello che non si possa più gettare lenza da nessuna parte... Non lungo viale Geno, non ai giardini, non sulla diga, non al tempio Voltiano». La legge dice esplicitamente che il divieto vige «fatte salve diverse disposizioni», che sempre secondo l’Aps competerebbero in questo caso all’Autorità di bacino. Il quesito è però anche un altro. Come mai si è deciso all’improvviso di applicare una norma sconosciuta ai più? E soprattutto, perché, avendo deciso la linea della tolleranza zero, non si è proceduto a una campagna di comunicazione preventiva, per evitare di passare per quelli che puntano a fare cassa? «Chiaramente non è una disposizione che possa riguardare soltanto i porti di Como. Riguarda tutta la Regione, e a questo punto - conclude il presidente dell’Aps - mi aspetto che uguale rigore sia applicato anche altrove». Il caso è già sul tavolo del sindaco, che in qualche modo dovrà farsene carico. Perché se il regolamento va applicato, allora va applicato per intero, anche dove dice che nelle medesime aree portuali, è vietatala balneazione, la circolazione di tavole da surf e pedalò. Saranno contenti in piazza Cavour, dove i pedalò li affittano da 20, 30, forse 40 anni. I numeri, ancora una volta, metteteceli voi.

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