«Sono stato... Bravo? Il mio Sudtirol nato anche a Como»

Il ds del prossimo avversario degli azzurri: «Siamo pragmatici, amo dividere il bene dal male senza retorica»

Sono passati 25 anni. E ovviamente non tutti possono ricordare quel ragazzino con i capelli lunghi, un po’ discolo, un po’ ribelle, che (uscito dal settore giovanile del Como) giocò tre anni in maglia azzurra con Tardelli (promozione in B nel ’94) e poi Scanziani. Paolino (sarà sempre “ino” per chi lo ha visto crescere) Bravo. Oggi quel ragazzino, non solo è diventato uomo, ma anche uno dei migliori ds della B, uno dei giovani dirigenti più apprezzati del calcio italiano. Di più: il regista del miracolo Sudtirol, terzo in classifica, e prossimo avversario del Como. Non basta: questa estate Bravo ha fatto una cosa unica. Dopo aver scelto l’allenatore Zauli per il debutto in B, il 9 agosto, prima dell’inizio del campionato è andato dalla sua società e ha detto: «Ho sbagliato allenatore, ho fatto una scelta errata, ma per me bisogna cambiare: sono pronto a pagare per questa scelta, metto il mio ruolo a disposizione». La società invece gli ha dato fiducia, lui ha cambiato, e preso Bisoli. E i risultati li conosciamo tutti.

Scusi, Bravo. Ma come si fa a capire che un allenatore non è adatto senza aver nemmeno giocato una partita di campionato?

Sensazioni. Incastri. Avevo capito che il progetto di lavoro non si incastrava con il nostro progetto calcistico. Se vivi la squadra da vicino, puoi accorgertene.

Capirà che è una cosa singolare.

Per me, per il mio modo di essere, sempre onesto con me stesso, una cosa normale.

Hai avuto paura che la società mettesse in discussione il suo operato?

Ci stava. Sono stato onesto. Non avevo paura. Ho seguito il mio modo di essere, la linea che divide il giusto dallo sbagliato, senza sconti. Anche per me stesso.

Però il Sudtirol le ha dato fiducia.

Lavoro in un posto davvero fantastico, una grande società che non ragiona secondo schizofrenie o umori, ma è molto razionale, fa passi ragionati, sempre con lucidità.

Avete preso Bisoli, e adesso siete terzi in classifica.

Sì, ma non è il nostro posto, quello. Lo sappiamo tutti. L’obiettivo è la salvezza, contiamo i punti che mancano a quel traguardo.

Bisoli cos’ha di speciale?

Intanto l’incastro di cui parlavo prima, con lui c’è stato perfettamente. Poi è un grande allenatore.

Su di lui si diceva: allenatore perfetto per salvarsi. Invece...

Il calcio è pieno di luoghi comuni. Bisoli è un pragmatico Mi pare che si confonda a volte l’estetica con l’efficacia. Il calcio è sempre uguale e credo che le nuove generazioni di allenatori dovrebbero dare un’occhiata, così per completezza, anche alle vecchie. Il calcio, in Italia, è uno sport nel quale se giochi bene e perdi, va bene una, due volte, ma poi ti ritrovi i tifosi sotto casa a protestare. Bisoli è perfetto.

L’altro giorno in conferenza stampa ha detto: se mi vendete Odogwu mi alzo e me ne vado. Ce l’aveva con lei?

Ma no, era una battuta. Odogwu l’ho preso io, siamo tutti d’accordo sul suo valore. Poi un conto è leggere le battute un conto è sentirle.

Chi vedremo in alto molto presto, dei suoi giocatori?

Belardinelli e Rover andranno presto in A.

Chi vi ha dato qualcosa sin più?

Masiello.

Al di là dei luoghi comuni.

Già

È vero che nel Sudtirol sta per entrare la Red Bull?

Voci dei giornali, nulla di vero.

Non si sente un po’ fuori dal mondo, in un luogo che è tradizionalmente lontano dai crocevia del calcio?

Ripeto: lavoro in una grande società, che ha ben chiari progetti e obiettivi. Qui sto bene. L’unico piccolo problema è la distanza geografica, ti senti un po’ lontano logisticamente. Ma è un particolare.

Chi l’ha colpita del campionato?

Facile rispondere il Frosinone. Ma è la squadra migliore che vediamo. Davvero una bella realtà.

Tra le squadre attardate, qual è quella che si aspetta veder tornare su.

Forse il Parma, che ha un organico importante e mi aspetto possa tornare protagonista. La classifica, come sappiamo, è molto corta. Tutto aperto.

Che ne pensa del Como, che peraltro avete battuto all’andata, aprendo di fatto la crisi della squadra azzurra?

Il Como è considerata una squadra forte e io sono d’accordo. Quello che è capitato con l’allenatore all’inizio del campionato, e poi con alcuni infortuni, non ha aiutato. Sono convinto che il Como nel girone di ritorno potrà tornare su.

Lei ha giocato con Gattuso al Como. Ha seguito la sua vicenda personale?

Certo che sì. Mi spiace molto, ma sono sicuro che Jack potrà avere altre chances per mostrare le sue qualità. Gli mando un abbraccio.

Cosa è rimasto della sua esperienza a Como?

Ero giovane, ma posso dire che Como mi ha aiutato a diventare grande. Tante caratteristiche della mia personalità che metto anche nel mio lavoro me le hanno trasferite i grandi maestri come Favini e Massola. Pane pane e vino al vino, prendersi le responsabilità, essere seri, dividere tra bene e male. Sono stati anni molto importanti per me, che ero un po’ ribelle.

Nel Como una promozione in B e poi la separazione con Preziosi che la mandò a Saronno.

Ricordo l’esordio con Burgnich, in Coppa Italia. L’anno più bello la promozione in B. Preziosi non mi volle? Visto quello che ha vinto dopo da presidente, forse aveva ragione (ride, ndr).

Nella sfida Saronno-Como lei segnò: una vendetta?

Ma come può essere possibile avere sentimenti di vendetta per il Como, da parte mia? Macché vendetta. Amo tutte le società in cui ho giocato, e Como in particolare. Ho la maglia azzurra appesa alla parete.

Che si dice del progetto Como, in giro?

Che è un progetto serio, con ottime disponibilità economiche. Dunque ci aspettiamo tutti il Como in alto nel prossimo futuro.

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