Cairoli, il sogno Nurburgring è realtà
«E c’è un altro premio: sono vivo»

Il pilota comasco ha coronato il suo sogno: il successo nella 24 Ore tedesca. «Le ore serali di guida nella nebbia sono state uno choc. Ma adesso sono felicissimo»

È sceso dall’aereo con le occhiaie e tanta voglia di dormire. Ma non poteva: adrenalina alta, soddisfazione, orgoglio, brindisi con la famiglia e il trillo di sms di complimenti ininterrotto dal giorno prima.

Matteo Cairoli ha vinto la 24 Ore del Nurburgring con la Porsche de Team, vale dire una delle corse di durata più difficili, pericolose ed entusiasmanti del pianeta, sulla pista di 23 km che fu cancellata dalla Formula 1 dopo il famoso incidente di Niki Lauda del 1976, ma che continua ad ospitare gare di durata.

Un budello mozzafiato, dove si infilano questi bolidi da 300 all’ora, con il rischio di sbattere a ogni errore, perché di vie di fuga ce ne sono molto poche. Un po’ per la difficoltà, un po’ per il mito, insomma vincere al Nurburgring, la 24 Ore poi, è il sogno di chi fa questo mestiere, specie se corre nelle gare di durata. «Sì, lo sognavo, ci ero andato vicino, ma per una cosa o per l’altra il successo assoluto non veniva. Che qui basta un particolare per buttare via la gara, ma viceversa puoi anche recuperare bene. Infatti avevamo l’11° posto in griglia, ma sapevamo che era tutto aperto». Racconta la gara: «Invece che 24 Ore ne abbiamo fatte 11 o 12. La gara è stata interrotta alle 21.30 per la nebbia ed è ripresa alle 11.30 del giorno successivo. Ma lo stress è stato alto, non ho dormito perché attendevamo di capire come si evolveva la situazione. È stata una grande gioia: c’erano i migliori piloti della specialità. Mi sono arrivati i messaggi di congratulazioni di tutti i vertici Porsche. Che bello».

Ha guidato nella nebbia, poco prima della sospensione: «Sì, ero io alla guida. La nebbia ha cominciato a calare, e arrivava anche l’oscurità. Mi chiedevano via radio come andava, se era il caso di sospendere. In effetti era una follia, in certi punti non vedevi nulla e andavi dentro a oltre 200 all’ora: se c’era una macchina di traverso non la vedevi e potevi prenderla in pieno. Dunque, sì, posso dire che sono molto felice per la vittoria e anche di esserne uscito vivo». Guidare al Nurburgring è speciale: «Nulla di simile altrove: c’è il punto del salto che all’atterraggio dal colpo ti si chiude la visiera, ci sono le “esse” dal 260, una serie di curve secche da affrontare in apnea, che poi impari a conoscere a memoria. Una esperienza incredibile».

La 24 Ore del Nurburgring era una gara fuori dai due campionati cui Cairoli partecipa, il Wec con Project One e il Gt World con Dynamic. Ma domenica sarà già di nuovo in pista a Portimao per il Wec, dove è in corsa per il successo. E il futuro? Porsche sta approntando il nuovo progetto dei prototipi, oltre che il programma di Formula E dove è presente da anni. Le opportunità non mancheranno. «Non ci penso, l’importante sarà restare con questo marchio. Ora però ringrazio le limitazioni anti Covid: fosse stato tutto normale, saremmo stati ancora lì a festeggiare e non so se avrei retto...»

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