«AstraZeneca? No grazie»
Ora gli insegnanti rifiutano il vaccino

Timori e dubbi dopo le nuove indicazioni dell’Agenzia del farmaco - Il sindacalista: «Non mi presenterò». E la prof: «C’è troppa discrezionalità»

Como

«AstraZeneca? Io non lo faccio».

Nel mondo della scuola c’è tensione e preoccupazione sul tema delle vaccinazioni. Secondo l’Ats Insubria il 92% del corpo docenti, bidelli e presidi compresi, ha ricevuto la prima dose, quasi tutti con AstraZeneca.

Ora però il vaccino è consigliato sopra ai 60 anni. Alcuni appuntamenti stanno saltando, sui richiami montano timori e dubbi. «Diversi colleghi stanno chiamando chiedendo di non fare AstraZeneca – dice Albino Gentile, docente e segretario della Cisl Scuola dei laghi – il mondo della scuola ha dimostrato grande senso di responsabilità ed ha aderito in maniera massiccia alla campagna. Ora però c’è rabbia e paura. Gli insegnanti con alle spalle problemi di salute, dalle più importanti patologie vascolari alle vene varicose, vogliono presentare documenti e cartelle cliniche. Sul tema delle malattie pregresse poi c’è confusione e discrezionalità, non si capisce chi decide e come. Io stesso non sono ancora stato chiamato e rifiuterò il vaccino AstraZeneca».

Ma il rischio trombosi è rarissimo mentre i benefici della vaccinazioni sono enormi, ci mettono al riparo dal Covid. «Non mi pare un buon ragionamento – ribatte Gentile – è ovvio, voglio ben sperare che i benefici di un vaccino siano superiori al rischio di un effetto collaterale. Questi cambi di rotta, queste informazioni poco chiare dettate dalle autorità stanno sollevando preoccupazioni. Ci sono vari istituti a Como dove si respira una brutta aria. Per esempio allo Jean Monet di Mariano che ha di recente pianto un collega che aveva appena fatto la vaccinazione».

Si tratta di Giuseppe Pitorri, 65 anni, ma vaccinazione e decesso non sono stati associati. Però è vero che c’è preoccupazione tra gli insegnanti. Da un lato molti docenti vogliono garanzie sulle norme anticontagio in vista di una riapertura, ad esempio alla Magistri dove sono stati registrati alcuni casi positivi ed un insegnante è finito in terapia intensiva. Dall’altro lato il mondo della scuola vuol essere vaccinato, ma in sicurezza.

«Sì, c’è tensione e confusione – racconta Mirella Bonalumi, storica docente dello Jean Monnet – io sono andata al Sant’Anna per la prima dose il 23 marzo e ho raccontato al medico alcune mie patologie pregresse anche molto importanti. Sia io che diverse mie colleghe siamo state rimandate ad un prossimo appuntamento per il vaccino Pfizer, il medico vaccinatore non se la sentiva di correre un rischio. Io credo che le mie malattie giustifichino una scelta del genere. Ma l’impressione è che ci sia discrezionalità. Comunque sia non ci chiama più nessuno, centralini, call center, ospedale, continuano a rimbalzarci tutti. Dicono di andare fuori dall’ospedale la sera, ma non credo sia giusto ed etico saltare la fila».

L’indicazione per segnalare eventuali patologie pregresse è fare riferimento al medico di famiglia, ma non da tutti i medici si ottengono risposte certe e chiare.

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