Avvocato arrestato e poi liberato
La Procura: «Torni in carcere»

Scontro tra pubblico ministero e giudice sulla liberazione del legale - Al centro della contesta l’interpretazione della nuova norma “anti corrotti”

Como

La Procura non ci sta. E sul provvedimento, con cui il giudice delle indagini preliminari ha dichiarato inefficace l’ordine di carcerazione di un avvocato condannato per peculato, ha preannunciato l’intenzione di fare ricorso in Cassazione.

Si annuncia uno scontro giudiziario tra magistrati, nella vicenda che vede coinvolto Alberto Pascali, noto legale comasco, condannato in via definitiva a 4 anni di reclusione per aver fatto transitare sul suo conto corrente personale i soldi di un uomo, invalido del lavoro al 100%, di cui lui era il tutore. Giovedì Pascali, quando ha saputo che il pubblico ministero Daniela Moroni aveva firmato l’ordine di esecuzione della pena inflitta dalla Cassazione, si era presentato spontaneamente ai cancelli del carcere di Bollate.

La mattina dopo, però, il giudice delle indagini preliminari Maria Luisa Lo Gatto ha sciolto la riserva sul ricorso presentato dai difensori di Pascali, che chiedevano la non applicazione delle norme della nuova legge “anti corrotti” a questo caso, e ha sospeso l’ordine di carcerazione. Secondo il giudice, infatti, anche se tecnicamente il passaggio della riforma normativa, che impedisce la possibilità di ottenere misure alternative al carcere in caso di condanne per reati quali il peculato, la concussione e la corruzione, si applica a tutti anche a chi ha commesso il fatto prima dell’entrata in vigore della legge, in realtà dev’essere letto in modo differente. E nel caso di Pascali, ma non solo, è giusto concedere l’opportunità al condannato di formulare richieste di misura alternativa prima di finire in carcere.

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