Bagni vietati nel lago. Multe e controlli, ma poi si rituffano

L’allarme Anche ieri moltissimi turisti in acqua nonostante i due giovani annegati in pochi giorni - E a poco serve anche l’impegno delle forze dell’ordine

C’è il turista, che non si preoccupa molto di occultare l’asciugamano portandolo sulla spalla, con ancora il costume bagnato che gocciola e i capelli in piedi simil riccio.

Ci sono i ragazzi, a gruppi, seduti all’ombra di una scalinata, troppo simili a quelli che abbiamo visto piangere solo pochi giorni fa per il loro amico annegato proprio in quel punto, a pochi passi dalla riva. Ma ci sono anche le mamme con i bambini, come fossero a Rimini o Riccione, cui mancano solo il secchiello e la paletta per fare il castello di sabbia subito prima di un bel bagnetto.

Non si fermano, insomma, i tuffi nel lago. Nemmeno dopo i controlli iniziati dal primo di giugno, con le barche della Finanza della stazione navale di Como, e quelle della Questura che fanno capo all’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico che si alternano nel pattugliare (dall’acqua) la parte di lago abbracciata dalla città. Non si fermano nemmeno dopo le prime multe che la polizia locale e le volanti hanno iniziato a dare – 50 euro – per non aver rispettato i cartelli di divieto di balneazione che sono ben visibili nei due punti più caldi, ovvero la camminata di viale Geno – fino alla fontana – e la spiaggetta davanti al Tempio Voltiano.

Anche ieri la giornata è scivolata nel modo solito, con questa sorta di gara a guardie e ladri in cui, alla vista delle forze dell’ordine la gente (o, almeno, chi sapeva del divieto) usciva dall’acqua per poi rientrare qualche minuto dopo a pericolo scansato. Come se il pericolo fosse la multa di 50 euro e non quello costato la vita a due giovani nelle acque in cui si erano da poco tuffati.

Si è visto di tutto, in solo un paio d’ore, ieri pomeriggio. Il gommone della polizia avvicinarsi a riva, chiedere alle persone di uscire dall’acqua in viale Geno – erano almeno una ventina – ma anche dare multe, questa volta dalla riva, a chi era uscito.

«Uscite dall’acqua»

Eppure, solo mezz’ora dopo, passando dallo stesso punto, nel lago c’era ancora gente a nuotare. Più dalla parte di viale Geno, a dire la verità, meno sporcata dai detriti portati dalla recente ondata di brutto tempo, che al Tempio Voltiano dove oltre all’acqua il nuotatore avrebbe dovuto scansare anche rami e tronchi.

A controllare, uomini della Questura – con una volante a presidiare da terra oltre al già citato gommone dal lago – agenti della polizia locale (pure loro con una pattuglia) a dare multe, e pare nemmeno poche, e anche uomini dell’esercito, gli uni accanto agli altri, solo per controllare che venisse rispettato quel maledetto divieto di balneazione.

La domanda però, a questo punto, è: possiamo permetterci una estate del genere? Con almeno una decina di uomini delle forze dell’ordine con il compito di fare da mamme e papà ad altri genitori con figli piccoli, a turisti, a ragazzi e ragazze?

Di certo ieri, dopo tutto quello che c’è stato, lasciando viale Geno che non erano ancora le 17, la situazione era tale e quale a quella di altri giorni, con tante testoline a fluttuare tra le onde dei battelli in entrata e in uscita dalla diga solo poche decine di metri più avanti. Come una località balneare qualsiasi. Con due morti già sulle spalle e con l’estate non ancora arrivata.

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