Bologna 42 anni dopo: le valigie dei Mauri terminano quel viaggio incompiuto

La strage Due ragazzi hanno portato a Manduria i bagagli simbolici della famiglia uccisa nel 1980 e il Comune era presente con il gonfalone cittadino

Il filo della memoria corre lungo i binari del treno su cui ci sono le valigie di Anna Maria, Luca e Carlo Mauri, portate a destinazione 42 anni dopo la strage di Bologna in cui la famiglia comasca morì a causa della bomba esplosa nella sala d’attesa davanti al primo binario.

A condurle “a destino”, come si dice in gergo ferroviario, Enrico Cavina, 24 anni di Marzabotto ma studente a Bologna e Ivano Devoti, archeologo piacentino di 45 anni, anche lui residente nella città dove, il 2 agosto 1980, finirono travolte dalle macerie le vite di Anna Maria, Carlo e del piccolo Luca di appena sei anni. E loro due, nell’ambito di un progetto dell’associazione Familiari delle vittime e del Teatro dell’Argine, con lo scopo di portare a termine i viaggi incompiuti delle 85 vittime, hanno fatto lo stesso percorso che, 42 anni fa, avrebbero dovuto fare i tre comaschi. Destinazione Manduria, in provincia di Taranto.

Una valigia per ogni vittima

Ieri mattina alla stazione di Bologna c’era una valigia per ciascuna vittima (gli oggetti virtualmente appartenuti a Luca erano contenuti in quella della mamma ). Tutte grigie, come il colore della polvere che avvolse completamente la stazione quel maledetto sabato. «Ho partecipato a questo laboratorio di cittadinanza attiva - racconta Ivano Devoti, che trasporta il bagaglio di Carlo Mauri - ed è molto toccante. Tanti erano alla stazione per caso 42 anni fa. Quella bomba ha continuato ad esplodere nelle vite delle comunità dove vivevano le vittime, nel cuore dei loro familiari e dei loro amici. E anche tra chi, ancora oggi, ha una domanda di giustizia e difesa dei valori democratici». Enrico Cavina, che porta invece il testimone di mamma Anna Maria e del figlio Luca, aggiunge: «Il tema della memoria è sempre stato importante per me. Della storia della famiglia Mauri mi ha toccato la serie di coincidenze che li ha colpiti quella mattina, come se il destino avesse voluto accanirsi contro di loro. Però non è stato il destino a ucciderli, ma una bomba».

Entrambi, sul treno diretto in Puglia, proprio dove i Mauri dovevano trascorrere le vacanze (e, ad attenderli invano c’erano i loro familiari) ricordano le tre vite spezzate alle 10.25 di quel giorno che ha segnato la storia d’Italia.

Il loro treno è partito ieri da Bologna alle 11.45 e, dopo due cambi, sono arrivati a destinazione in serata alle 20.16. Questa mattina consegneranno le due valigie al Comune di Manduria, che le custodirà in segno di ricordo.

L’omaggio della città

Anche la città di Como ha voluto ricordare, come tutti gli anni, la famiglia di Tavernola. Al corteo di Bologna era presente il gonfalone accompagnato dai due consiglieri comunali Silvia Zanotta (con la fascia tricolore) e da Stefano Legnani. Con loro anche due agenti della Polizia locale comasca, che hanno portato il vessillo insieme a quelli di tutte le altre città di provenienza delle vittime.

Al cimitero Monumentale, dove sono sepolti Carlo (aveva 32 anni), Anna Maria (28) e Luca (6) è stata deposta ieri mattina una composizione floreale decorata con un nastro rappresentante la bandiera italiana e la scritta “La città di Como”. Un filo, quindi, che ha unito simbolicamente il lago di Como, Bologna e la città sul mar Ionio a memoria di Anna Maria, Luca e Carlo Mauri. Il filo del loro viaggio incompiuto.

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