Butti sul piroscafo Patria: «Acquistarlo fu un errore. Ora un accordo Provincia-Navigazione»

Il caso Il sottosegretario alla presidenza: «Diventare proprietari non fu un colpo di genio». Difende i privati, ma ammette: «O il ministero risolve il nodo logistico oppure è l’unica strada»

Punta il dito sulle «responsabilità pregresse», dice senza giri di parole che l’acquisto da parte della Provincia fu «un errore», contesta alla Provincia il tentativo di concederlo ai privati e, per il futuro, vede soltanto due strade.

Il senatore di Fratelli d’Italia Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, interviene sulla situazione del piroscafo Patria, ormeggiato a Villa Olmo da anni e con un destino tutt’altro che chiaro.

Butti dice chiaramente che «non fu un colpo di genio l’acquisto da parte della Provincia al prezzo simbolico di un euro».

Accuse a Villa Saporiti

E tuona: «Da quel preciso momento, cioè da quando l’amministrazione Provinciale nel 2005 si assunse una incomprensibile e sconsigliata responsabilità, la questione si è ingarbugliata per ragioni di varia natura ma non politiche». Sottolinea come nel novembre del 2019, attraverso «azioni politiche collegiali» si riuscì a farlo dichiarare «bene di interesse». Contesta a Villa Saporiti le modalità di “apertura” ai privati per la gestione parlando di «un “affidamento in concessione” che prevedeva però una serie di condizioni evidentemente non rispettate». E precisa: «Non entro nei particolari, ma chiaramente al momento del coinvolgimento dei privati qualcuno avrebbe dovuto spiegare queste condizioni, quantomeno le difficoltà che già l’Ente Navigazione aveva fatto presente per recuperare la nave. Quindi la questione non è politica, ma giuridica e amministrativa se vogliamo squallidamente burocratica. Perciò dal mio punto di vista insopportabile».

La Navigazione, ancora a fine gennaio ha ribadito la sua indisponibilità nel concedere un cantiere (Dervio o Tavernola) ai privati per le manutenzioni, requisito fondamentale per pensare di far tornare il piroscafo a navigare.

«Ho seguito con attenzione e sostenuto in tutte le sedi le ragioni addotte dai privati perché per me comasco il recupero del Patria è importante - aggiunge Butti - ,a a questo punto possiamo solo attendere che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, come tutti ci auguriamo, rimuova gli impedimenti di natura logistica (legata ai cantieri) giuridica e tecnica anche per chiarire doverosamente il rapporto con i privati così disponibili e pazienti».

La burocrazia e gli imprenditori

Ma si tratta di una questione complicata e non è affatto scontato che si trovi una via d’uscita che consenta di proseguire sulla strada della gestione da parte dei privati. «In mancanza di soluzioni logistiche e giuridiche , che esulano da decisioni politiche - sottolinea il sottosegretario - l’unica strada per recuperare il Patria, che io sollecito da tempo, è quella di avviare un percorso che è già ora praticabile, tra Ente Navigazione e Provincia (proprietaria del bene, ndr) per consentire al Patria un rapido recupero e la rimessa in servizio della stessa nave sul Lario. Questo è fattibile da subito se si chiariscono le vicende burocratiche, amministrative e giuridiche. Certo, dispiacerebbe tantissimo perché, ancora una volta, la burocrazia amministrativa, innescata da scelte molto discutibili del 2005, sta impedendo a imprenditori, capaci e disponibili, di inventarsi un business utile anche al territorio attraverso il recupero di un monumento lariano, come il Patria». E alla fine, secondo molti, l’unica possibilità concreta di salvare il Patria dal degrado potrebbe essere l’uscita di scena dei privati e un accordo tra Provincia e Navigazione.

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