Ca’ d’Industria, nuovi alloggi “vista lago”. Ottenuti due milioni dal Pnrr

Terza età Primo ok al progetto per riqualificare gli spazi in via Bignanico. Restano le difficoltà, dal personale ai costi dell’energia. «Ma rette invariate»

La Ca’ d’Industria punta ancora a costruire alloggi per non autosufficienti nei rustici di via Bignanico, questa volta con i soldi del Pnrr. Già prima della pandemia l’ente aveva tentato di recuperare gli stabili vuoti, tramite la Fondazione Cariplo, salvo poi non ottenere i finanziamenti. Ora, si legge nella relazione annuale consegnata al Comune, la Ca’ d’Industria «ha partecipato ad una manifestazione d’interesse promossa dall’Azienda Sociale Comasca e Lariana da presentare al Pnrr, e la proposta ha ottenuto l’approvazione del progetto per complessivi due milioni». L’Azienda Sociale in totale ha incassato 6 milioni di euro, ora si tratta di destinare le risorse a tutti gli attori che hanno partecipato alla prima manifestazione d’interesse attraverso una nuova chiamata, facendo partire il lavoro di progettazione e analizzando l’effettiva fattibilità.

I nodi da sciogliere

«Sì, è un momento abbastanza delicato – spiega Marisa Bianchi, direttore generale della Ca’ d’Industria – Non ci siamo arresi perché vogliamo con forza costruire dei mini alloggi per non autosufficienti negli spazi da riqualificare in via Bignanico. Era un’idea ambiziosa, con annessi servizi, per esempio un bar gestito da persone diversamente abili». «L’obiettivo è quello – dice il presidente della fondazione Gianmarco Beccalli – Adesso dobbiamo capire con gli altri attori del bando come procedere per tempo».

Resta per ora nel limbo Villa Celesia, chiusa nel 2021, bisognerà decidere cosa farne quando saranno più chiare le linee guida nazionali per la progettazione delle nuove Rsa. La Ca’ d’Industria invece intende vendere La Solitaria, la struttura di Albese con Cassano chiusa nel 2008.

Comunque rispetto al 2021 alla fine del 2022 l’occupazione dei posti nelle Rsa della Ca’ d’Industria è salta di dieci punti, al 95%. La lista d’attesa si è allungata a 41 domande. Superata la pandemia la Fondazione spera di tornare a respirare. La Ca’ d’Industria ha anche ricevuto degli importanti lasciti, 178mila euro e un appartamento in via Zezio. Resta la difficoltà nell’assumere infermieri, superati comunque gli standard assistenziali. Pesa sul bilancio il costo dell’energia e il rinnovo dei contratti del personale, oggi i dipendenti sono 330.

I piani del futuro

Malgrado tutto si è deciso di non aumentare le rette e si sta cercando di immaginare nuove sfide. «Durante tutto il 2022 sono stati effettuati incontri e confronti con Ats Insubria e Asst Lariana per individuare soluzioni organizzative per rilanciare la Fondazione. Sono attesi da Regione Lombardia i nuovi standard gestionali e strutturali necessari per poter valutare l’evoluzione futura dei servizi. Si prevede che entro il 2026 venga preso in carico attraverso servizi domiciliari il 10% della popolazione anziana di età superiore ai 65 anni». «La Fondazione ha subito in questi tre anni di pandemia perdite ingenti a cui si è accompagnato un significato incremento di costi, soprattutto negli ultimi mesi, per l’aumento dei costi energetici e dell’inflazione. Ci auguriamo che il nuovo anno porti ad una svolta».

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