Caos vaccini, la Regione tace
A Roma l’appello di due mamme

Il 5 settembre riaprono gli asili, per i presidi comaschi vale il decreto Lorenzin. «Contatteremo le famiglie che non sono in regola con le certificazioni»

«Abbiamo messo a disposizione delle scuole l’Anagrafe vaccinale regionale e abbiamo fatto lo scambio degli elenchi che ci ha permesso di eliminare disagi ed avere una mappatura dei soggetti non in regola; un’iniziativa cui ha aderito però solo il 60% delle scuole lombarde. Siamo comunque a disposizione per verificare le autocertificazioni e portare a termine i percorsi vaccinali».

Così ha spiegato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera. Così invece rispondono i presidi degli istituti comprensivi di Como.

«Ci siamo riviste oggi (ieri, ndr) con alcune colleghe - spiega Valentina Grohovaz, dirigente scolastico di Como Centro Città - e a nessuna di noi, e parlo di sei persone (gli istituti comprensivi di Como in tutto sono otto, ndr), è arrivata ancora una qualche comunicazione. Nessuno ci ha più fatto sapere nulla dal momento in cui abbiamo consegnato i famosi elenchi quest’estate».

Nessuna informazione da Regione, quindi, e nessuna informazione da Ats Insubria. Le scuole dell’infanzia riaprono il 5 settembre e di mezzo a Como c’è pure il 31 agosto, giornata in cui si festeggia il santo patrono Abbondio. Per la fascia di età 0-6 anni e quindi i nidi e le scuole dell’infanzia, appunto, il non essere in regola con i vaccini comporterebbe l’impossibilità di poter frequentare i servizi. Il condizionale è d’obbligo perché da una parte c’è il decreto Lorenzin tuttora in vigore e che per l’anno scolastico 2018-2019 esclude la possibilità di ricorrere ancora all’autocertificazione e dall’altra c’è una circolare dello scorso luglio inviata dal neoministro della Salute Giulia Grillo che proroga ancora di un anno l’autocertificazione. «Le circolari non superano la legge», «la circolare proroga quanto disposto dalla legge e non innova la materia», le due tesi contrapposte. «La legge in vigore è il decreto Lorenzin - prosegue la preside - e per questo ci siamo accordati tra di noi per verificare tutti quei casi, fortunatamente non numerosi, in cui i genitori ci hanno presentato ancora un’autocertificazione. Non potendo aspettare oltre vorrà dire che li chiameremo uno ad uno».

Ieri, nel frattempo, è stata consegnata ai parlamentari una petizione diffusa su Change.org e promossa dai genitori di bimbi immunosoppressi a seguito del trapianto di fegato. Tra le firme ci sono anche quelle di due comasche Manuela Ratti, 44 anni di San Fermo, e di Marta Minetti, 53 anni, di Cernobbio, entrambe mamme di bambini a cui è stato trapiantato il fegato. La petizione, che in poche settimane ha quasi raggiunto le 300mila firme, sottolinea come le vaccinazioni siano uno strumento di protezione individuale ma allo stesso tempo «anche uno strumento indispensabile per proteggere chi non ha un sistema immunitario pienamente efficiente».

Perché gli effetti di un morbillo o di una varicella su un bimbo a cui è stato trapianto il fegato sarebbero “devastanti”. Da qui la battaglia e la raccolta firme contro la proroga delle autocertificazioni.

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