Caso Dentix, più di 220 denunce
«Ottomila euro e sono senza denti»

Tanti pazienti continuano a versare soldi ma non vengono curati:scattano le segnalazioni alle associazioni consumatori

«Mi hanno fatto sei impianti, ora mi sono caduti i denti, ma non so come fare, come curarmi. Ho già pagato 8mila euro… e ancora pago». La signora Mirka è una dei pazienti di Dentix, che non ha più potuto sottoporsi alle cure a Como perché i centri non hanno ripreso l’attività dopo il lockdown. Nelle associazioni a tutela dei diritti dei consumatori le segnalazioni ormai superano quota 220. Alle difficoltà di salute si aggiungono quelle economiche, per tutti i soldi versati: fiume che per molti ancora non si è fermato. Dentix Spagna ha presentato istanza di prefallimento; il fondatore della catena di cliniche odontoiatriche Angel Lorenzo Muriel ha scritto assicurando che si sta studiando un piano di riapertura

Mirka fa l’infermiera all’hospice di San Martino. Si prende cura dei malati, da tanti anni, nei momenti più delicati della loro esistenza: cure sanitarie e attenzione alla persona, sempre. Aveva riposto la sua fiducia nella sede comasca di Dentix Italia, aveva sottoscritto due finanziamenti per affrontare le cure che le erano state prescritte: «Ma adesso mi trovo in questa situazione, sono anche riuscita a parlare con una responsabile, ma il laboratorio è chiuso. Ho provato ad andare da un dentista intanto per risolvere il problema, ma deve approfondire i materiali e il lavoro che è stato fatto». Morale, occorre eseguire una Tac. Servono esami che pesano ancora di più a livello economico quando si sono già pagate somme così ingenti.

Il flusso di pazienti disperati prosegue nelle sedi delle associazioni comasche. Alla Federconsumatori Cgil si è giunti a oltre 130 segnalazioni, spiega la responsabile Mara Merlo. Ad Adoc Uil – sottolinea Attilio Guarisco – si stanno raccogliendo le istanze, per procedere poi a livello regionale.

All’Adiconsum della Cisl dei Laghi – spiega Marisa Mentasti – ieri si è superato il tetto dei 90 casi presentati. La salute è l’aspetto prioritario, ma è chiaro che il fatto che i finanziamenti – e dunque la richiesta di versamenti – proseguano mette a dura prova le persone. «Noi abbiamo suggerito di fare una lettera di messa in mora – ricostruisce ancora Mentasti – Si può venire da noi a farla, ma l’abbiamo anche messa nel nostro sito. Praticamente dice: guarda che hai ricevuto del denaro ma non hai portato a compimento l’intervento. O lo completi entro dieci, quindici giorni, oppure mi dai la possibilità di rivolgermi a un altro centro. Se no ti metto in mora e avviso la finanziaria che sospenderà il finanziamento».

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