Chiude il camping degli “invisibili”. Disoccupati e senzatetto: dove andranno?

Lazzago Il provvedimento di chiusura (sacrosanto) apre una nuova emergenza sociale - Un primo tentativo di sgombero era già fallito per mancanza di alternative nel maggio del 2020

Como

Rischia di rivelarsi il più classico dei boomerang il provvedimento (sacrosanto, leggi alla mano) con cui il Comune ha disposto l’altroieri il fermo dell’attività del campeggio “No stress” di via Cecilio, nei cui bungalow una settantina di persone vivono stabilmente in mancanza delle risorse necessarie ad assicurarsi un’alternativa più dignitosa.

Da anni la struttura accoglie senzatetto, senza fissa dimora, disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza, ex inquilini di case popolari che abbiano perduto il diritto a occuparle, lavoratori privi del contratto a tempo indeterminato richiesto per sottoscrivere l’affitto di un alloggio un po’ più decente di queste casette di legno prefabbricate grandi venti metri quadrati.

Il camping era già stato multato dopo il lockdown

È il “solito” esercito di invisibili, quello di cui le amministrazioni sembrano dimenticarsi tutte le volte in cui si torna a discutere dell’eventualità di realizzare un dormitorio, un posto che sembra non servire mai a nessuno, ma che in questa fase servirebbe eccome: difficile capire quando e come il camping chiuderà, ma che debba chiudere è fuori discussione. Gli attuali gestori non sono neppure i titolari della autorizzazione, che peraltro contemplava l’esercizio di una attività esclusivamente turistica entro i limiti del semestre compreso tra aprile e ottobre. Per non dire dei problemi legati alla sicurezza delle casette, cui peraltro è stata sospesa l’erogazione del gaso dopo l’incidente che una decina di giorni fa per poco non costò la vita a uno degli ospiti, finito in ospedale con un’intossicazione da monossido. In altre parole, che il campeggio non possa restare aperto, è pacifico, anche se non smette di destare qualche perplessità la “sorpresa” del Comune. Tutti sapevano chi dorme in quelle casette, tutti sapevano, e da anni, che il camping “No stress” resta (restava) aperto 12 mesi e non sei: basta guardare alla successione degli interventi delle forze di polizia, anche solo limitandosi agli anni successivi al primo lockdown: nella primavera del 2020, la questura - sanzionando i gestori per non avere chiuso come avrebbero dovuto nel periodo di massimo picco pandemico - azzardò anche un tentativo di sgombero, abortito proprio perché nessuno - e meno che mai il Comune - fu in grado di trovare soluzioni abitative diverse per tutta quella gente. Nel maggio di quell’anno andò a metterci il naso anche la Procura, quando in uno dei bungalow fu rinvenuto il corpo esangue di un ospite, morto per cause naturali. Era il secondo: un altro era già morto nel 2019. E ancora: arresti, ordine pubblico, malori , interventi del 118; nel gennaio del 2021 sempre l’ “ignaro” Comune di Como - giunta precedente - si assicurò, offrendo anche un piccolo contributo per il pagamento dell’affitto del bungalow, che a Lazzago prendesse alloggio la coppia di senzatetto del cui matrimonio avevano parlato e scritto le tv e i giornali di tutta Italia. Pareva brutto lasciarli sotto i portici del Crocifisso. Era gennaio, non giugno: e carte alla mano il campeggio avrebbe dovuto essere chiuso già allora.

Ieri uno degli ospiti, il signor Fabio, ha posto la questione centrale: «Il campeggio chiuderà? Ok, ma qual è l’alternativa? Finiremo per strada?». La grana è finita sulla scrivania dell’assessore ai Servizi sociali Nicoletta Roperto. Che dice: «Cercheremo di fare il possibile, ma dobbiamo ancora capire quante persone andranno ricollocate, e per capirlo dovremo innanzitutto chiarire quante di loro risultino residenti nel Comune di Como. Possiamo attivarci soltanto per i nostri residenti. Quanto ai dormitori non è vero che non ci siano più posti. Domani (oggi, ndr) il quadro sarà più preciso».

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