Como, green pass a tavola
Ristoratori divisi sull’obbligo

Il “modello francese” non convince tutti

Green pass obbligatorio per pranzare all’interno dei ristoranti. Anche i comaschi sono spaccati sul potenziale scenario del decreto al vaglio del Governo per controllare la curva dei contagi Covid.

La linea dura già adottata in Francia convince pochi titolari di attività, ma chi la sceglie vuole andare fino in fondo e non ha dubbi. A sostenerla, pure i clienti più giovani: «Se si è deciso di credere nei vaccini questa è la strada da percorrere – dicono – non ci sono altre scorciatoie. Può essere intesa anche come un incentivo alla vaccinazione per chi è ancora scettico».

«Sono d’accordo. Se si tratta di una misura per non farci chiudere per la quarta volta in un anno e mezzo adotteremo anche questa, dopo i distanziamenti dei tavoli, il controllo della temperatura dei clienti, la registrazione dei loro nomi. L’importante è continuare a lavorare e in sicurezza. Un nuovo lockdown per noi sarebbe la fine». Cinzia Battista del ristorante caffè Teatro di piazza Verdi non fa giri di parole e va al sodo. «Psicologicamente, come categoria siamo terrorizzati – continua – non vorrei che questa novità del green pass fosse solo l’ennesimo tentativo di mettere le mani avanti verso un blocco delle attività nel prossimo autunno. Non deve succedere».

Di tutt’altra idea è Diego Bocconcello del ristorante la Vita è bella di via Lecco e di viale Geno. «Rispetto la scelta di chi non ha voluto e non vuole vaccinarsi e non credo questo possa essere indicato come criterio per accedere in un locale, visto che da mesi seguiamo una serie di procedure ben definite, che ci hanno portato anche a ridurre in maniera importante il numero dei coperti - rimarca - È anche una novità che siamo costretti ad affrontare sul piano del personale, il nostro è per il 90% composto da giovani sotto i 30 anni che, se passasse il decreto, dovranno vaccinarsi obbligatoriamente e con le tempistiche richieste».

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