Como, il Comune ci riprova
All’asta ex scuole e palazzi inutilizzati

Lo scandalo del patrimonio, tra abusivi e debitori. Dal bidello all’inquilino furbetto che deve 47mila euro. Ieri il via libera all’ennesimo tentativo di monetizzare

Per vendere alcuni immobili comunali vuoti da anni non sono bastati quattro tentativi, non è servito abbassare sempre di più il prezzo: non li vuole proprio nessuno. Le case assegnate, invece, creano problemi di altro genere al Comune, dagli inquilini che non pagano (nelle ultime ore è venuto alla luce un caso eclatante) agli ex custodi che utilizzano spazi delle scuole pur in assenza di contratto. Eccolo qui, in estrema sintesi, lo scandalo del patrimonio, passato in pochi anni da valore aggiunto a zavorra.

Ieri in commissione a Palazzo Cernezzi si è discusso del destino di alcuni edifici e i consiglieri di maggioranza hanno approvato (contrarie le opposizioni) l’elenco dei beni da mettere in vendita nel 2018 e 2019 presentato dall’assessore Francesco Pettignano con la dirigente Rossana Tosetti. Un ennesimo tentativo, dopo quelli andati a vuoto negli ultimi anni. Rispetto al piano ereditato dalla giunta precedente, sparisce l’ex scuola di Garzola («ben quattro aste sono andate deserte, potrà essere valorizzata diversamente - dicono Pettignano e Tosetti - con utilizzo diretto per finalità istituzionali o concessioni per attività in ambito sociale, culturale o aggregativo») mentre si aggiunge l’immobile di via Giovane Italia ad Albate. Per il lido di viale Geno, l’ex scuola di via Mirabello e la porzione inutilizzata dell’ex scuola in via del Doss si prova a imboccare invece la strada della concessione a privati in cambio della riqualificazione (“concessione di valorizzazione”).

Nell’elenco dei beni da vendere figurano tra l’altro l’ex scuola di via Canova a Monte Olimpino (1,3 milioni), l’ex scuola all’aperto di via Binda (già un’asta è andata deserta), l’ex scuola in via di Lora (siamo al terzo tentativo), la farmacia in via Conciliazione (terzo tentativo). L’anno prossimo si proverà invece a cedere l’ex orfanotrofio di via Grossi, valore vicino ai 10 milioni: «È nel piano del 2019 - spiega Tosetti - perché dobbiamo fare tutta una serie di procedure finora rimaste in sospeso dal momento che il bene era inserito in un progetto del ministero delle Finanze».

E se è difficile vendere una parte del patrimonio, lo è anche far fruttare quello che si è deciso di tenere. Lo prova un documento del Comune che certifica la decadenza dell’assegnazione di un alloggio in via San Bernardino da Siena (con avvio delle procedure di sfratto) a un inquilino che risulta «debitore della somma di 47.388 euro per canoni e spese» e ha ignorato «numerosi solleciti». Non solo, i controlli effettuati dal settore Patrimonio hanno fatto emergere che - incredibilmente - il signore in questione è proprietario insieme alla moglie, da quasi dieci anni (14 ottobre 2008) di un immobile in città, quindi non aveva diritto all’alloggio comunale. Altra vicenda eclatante è quella di un ex bidello che vive da anni con la famiglia nella casa sopra la palestra della scuola di via Montelungo (in città ci sono altri casi analoghi). Ha creato un orto di fianco all’ingresso e si dice che talvolta utilizzi i locali dell’istituto, nei giorni di chiusura: «La questione si trascina da moltissimo tempo e nessuno vi ha mai messo mano - dice l’assessore Amelia Locatelli - Noi lo stiamo facendo. Sono in corso valutazioni con i dirigenti di Patrimonio, legale e Polizia locale per decidere le modalità. Si tratta di un’occupazione senza titolo. Se la famiglia ha delle difficoltà le affronteremo, non mettiamo nessuno su una strada, ma non si può andare avanti così».

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