Con il furgone contro un muro, voleva terrorizzare la moglie

Il processo La Procura chiede nove anni di carcere per un marito violento - Andò a schiantarsi al volante poi le disse: «Visto? Non ho paura di niente»

Como

Per dimostrare a sua moglie che non si sarebbe fermato di fronte a nulla e che anzi se lei lo avesse denunciato lui si sarebbe spinto anche oltre, si mise al volante del suo furgone, premette a fondo sull’acceleratore e andò a schiantarsi deliberatamente contro un muro: «Hai visto? - le disse – Così capisci che non ho paura di niente».

Era lo scorso mese di settembre e il protagonista di questa impresa, un uomo di 42 anni di nazionalità moldava residente con moglie e figli in città, raggiungeva l’apice della sfilza di maltrattamenti e violenze che hanno indotto la procura – pm Massimo Astori - a chiederne una condanna a nove anni nell’ambito di un processo aggiornato, la scorsa settimana, al prossimo mese di settembre.

Le accuse nei confronti dell’uomo – le cui generalità non possono essere diffuse a tutela dell’identità della vittima, che ne è tuttora la moglie – sono quelle di maltrattamenti, percosse e lesioni aggravate, cui si aggiungono il danneggiamento e un episodio di violenza sessuale aggravata.

Le indagini presero il via alla fine dello scorso settembre, poche ore dopo l’episodio del furgone, quando la vittima di quel crescendo di vessazioni si risolse a sporgere denuncia bussando negli uffici della polizia locale di Como. Fu la stessa polizia locale a condurre i successivi accertamenti, raccogliendo testimonianze e documentazione poi confluite nel fascicolo della Procura. Poche ore dopo la denuncia, gli agenti raccoglievano già la prima documentazione fotografica relativa ai danneggiamenti di mobili e suppellettili all’interno dell’abitazione di famiglia; seguirono le verbalizzazioni di una serie di testimonianze rese da colleghe di lavoro e vicine di casa della vittima, le quali tutte confermarono i maltrattamenti, o per averne raccolto le confidenze o per avere visto direttamente lividi ed ematomi sul suo volto all’indomani delle sfuriate del marito. Nel fascicolo di indagine confluì anche una relazione di Telefono Donna, associazione cui alle fine di quel mese di settembre si era rivolta la suocera dell’imputato, chiedendo che qualcuno intervenisse per aiutare sua figlia.

Tra i vari episodi contestati (sputi, botte, graffi, reazioni particolarmente violente in tutte le occasioni in cui capitava che lei tentasse, per esempio, di impugnare un telefono per chiedere aiuto), tra i vari episodi spicca anche una violenza sessuale, risalente al mese di febbraio precedente, reazione al tentativo della moglie di chiedere la separazione legale.

Lo scorso novembre, dopo neppure due mesi di indagini, il pm Astori chiese per quel marito il giudizio immediato, secondo una formula che non prevede il passaggio dal vaglio dell’udienza preliminare. Nove anni di carcere rischia il marito violento, che attualmente si trova agli arresti domiciliari nella casa di un suo conoscente a Milano. Sentenza a settembre.

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