Coronavirus, le imprese
«Niente furbizie
sui pagamenti»

L’intervista all’imprenditore di Como, Luigi Passera, ad di Lario Hotels, promotore del manifesto etico “Paghiamo noi stessi”

Insieme. In una situazione di drammatica emergenza, qual è l’attuale, l’unica possibile via di uscita è quella di una strategia basata sulla coesione sociale. Vale anche per il sistema delle imprese dove alto è il rischio che con il corto circuito dei pagamenti saltino in aria interi pezzi delle filiere produttive. Un danno, in prospettiva, ancora più grave delle macerie del presente. Nasce da questa consapevolezza il manifesto etico che è stato messo nero su bianco nei giorni scorsi da Luigi Passera, amministratore delegato di Lario Hotels, insieme a un folto gruppo di imprenditori locali. Il documento, articolato in quattro punti, è stato già sottoscritto da oltre ottanta imprese e la campagna di adesioni ha avuto il suo simbolico avvio ieri con una pagina a pagamento sul quotidiano La Provincia.

Come è nata questa iniziativa?

Mi consenta una premessa: il mio primo pensiero in questo momento è a tutte le persone che sono state direttamente colpite dal coronavirus attraverso la perdita di un parente o di un amico che il più delle volte non hanno nemmeno avuto la possibilità di salutare con un sorriso. E ancora, il mio pensiero è per le persone che ai vari livelli, cominciando dagli operatori sanitari, si stanno adoperando in prima linea per contrastare l’emergenza. A loro esprimo gratitudine, è soprattutto merito loro se il Paese riuscirà ad uscire da questa situazione.

Una premessa che sa di richiamo anche nel caso di un manifesto etico che si rivolge alle imprese…

Il nostro è un patto tra imprenditori – io ne sono solo il portavoce - che hanno deciso di assumere un pubblico impegno a tutela del distretto comasco e della comunità. Ci anima la convinzione che in situazioni come queste bisogna davvero giocare di squadra, pensare con il noi e non con l’io, uscire da una visione d’impresa limitata al profitto e operare in una logica di sistema

Perché, lei dice, è utile a tutti ragionare in ottica di distretto?

Si tratta dell’unica strategia che alla lunga paga per tutti. Vede, il rischio è che, in assenza di una risposta forte e condivisa, le difficoltà si propaghino da un’azienda all’altra, esattamente come è avvenuto nel caso dell’epidemia. La liquidità delle filiere è il primo antidoto alla diffusione della crisi.

Qual è il contenuto del vostro manifesto?

Quattro punti, semplici e chiari. Primo, “chi può deve contribuire a mantenere le filiere e i distretti liquidi”. Ovviamente, in questo momento, ci sono delle imprese in oggettiva difficoltà, ma chi può lo faccia senza accampare scuse approfittando del momento. Secondo punto, ci assumiamo un impegno che abbiamo definito etico a tutela del nostro distretto manifatturiero, l’integrità delle filiere è un valore fondamentale per tutti. Terzo, assumiamo la responsabilità di promuovere lealtà e correttezza, in particolare onorando tutti gli accordi di pagamento. E quarto punto, ci impegniamo a evitare argomentazioni pretestuose di carattere commerciale (morosità subita) né tantomeno legale (cause di forza maggiore) per procrastinare il rispetto degli accordi assunti in fase precrisi.

Fare i furbi non paga in questo momento?

Fare i furbi non paga mai, ora meno che mai. Da questa situazione le imprese possono uscirne solo insieme, non sono ammesse scorciatoie.

Quale riscontro ha avuto il manifesto?

Molto ampio e questo esito rincuora. Non è scontato esporsi pubblicamente su temi così delicati, “metterci la faccia” in un momento tanto complesso. Hanno aderito per ora più di 80 aziende. Grandi e piccole. Insieme rappresentano circa 4 miliardi di fatturato, direi che si tratta di una quota significativa dell’economia comasca. Sottolineo inoltre con soddisfazione che sono coinvolte tutte le principali filiere produttive (dal tessile al legno-arredo, dal turismo all’alimentare) e che, in ogni caso, la raccolta di adesioni continuerà anche nei prossimi giorni. Si può fare con un’email a [email protected]

Le associazioni di impresa vi hanno sostenuto?

Molto e di queste le ringrazio anche se rispetto a questa iniziativa hanno deciso di stare necessariamente un passo indietro. Io stesso l’ho promossa come singolo imprenditore e non come presidente dei Giovani di Confindustria Como.

Lei lavora nel turismo, uno dei settori più colpiti dall’emergenza. Intravede qualche elemento di fiducia per i prossimi mesi?

Lascio le previsioni ad altri anche se, va da sé, si prospettano molte difficoltà in relazione soprattutto all’interruzione dei flussi degli arrivi dall’estero. Ma più che prefigurare scenari futuri in questo momento credo sia prioritario concentrarsi su tre grandi concetti chiave.

Ovvero?

Generosità, creatività e coraggio.

Generosità in un momento così critico?

Sì, è questo il momento per dimostrare, nei fatti, quanto contano le persone all’interno delle imprese. Il destino di nostri collaboratori è il primo elemento di preoccupazione, vale innanzi tutto per me, per l’azienda della mia famiglia dove consideriamo prioritaria la serenità dei nostri cento collaboratori e delle loro famiglie.

Nelle situazioni di difficoltà bisogna saper dimostrare di essere coerenti con le parole spese nei momenti meno problematici. Vedremo chi alla responsabilità sociale crede davvero e chi pensa sia uno slogan da mettere in vetrina solo sul sito web.

E gli altri concetti chiave?

Creatività e coraggio. Le imprese dovranno misurarsi con un contesto inedito in cui sarà necessario ripensare la propria attività. Siamo entrati in una terra sconosciuta, dove nessuno – neanche la generazione che ci precede – sa indicare la strada. Questo fa paura. Occorre coraggio per vivere i grandi cambiamenti che ci aspettano e tanta creatività per dimostrare di saperli interpretare nel modo giusto. Tutto ciò – mi consenta un pensiero privato – accade a pochi giorni dal settimo anniversario della morte di mio zio, Antonello, e mi piace pensare che lui avrebbe affrontato la situazione allo stesso modo.

Rimane la fiducia di uscire da questo tunnel.

Certo, l’emergenza va colta anche come un’opportunità per rimettersi in discussione. È un discorso che vale per le imprese ma anche per la nostra città che tante volte ci ha dato nel passato l’impressione di essere tanto bella quanto addormentata. Possiamo ritrovarci più forti di quanto lo eravamo prima e sono convinto che ce la faremo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA