Cosa ne pensano i comaschi della proposta di legge “Ius Scholae”?

Sondaggio I risultati del sondaggio lanciato sul nostro sito nella giornata di ieri fotografa l’opinione dei lettori su un tema caldo che coinvolge diversi studenti della provincia di Como

Lanciato ieri sul nostro sito, il sondaggio realizzato sul tema dello Ius Scholae ha ottenuto nell’arco del pomeriggio 836 risposte, con una prevalenza di chi si dice estremamente d’accordo con la proposta di legge. I lettori infatti si dividono tra una maggioranza a favore, il 54%, e un 34% che invece si schiera contro lo Ius Scholae.

Sono più di 8mila gli studenti del Comasco che risultano non avere una cittadinanza italiana e che quindi sarebbero interessati dalla proposta di legge. Lo Ius Scholae infatti prevede che i minori stranieri nati in Italia o arrivati nel Paese entro i 12 anni e che abbiano frequentato per almeno un quinquennio un ciclo di studi acquisiscano la cittadinanza italiana. Non sorprende che il numero sia così alto se si considera che sul territorio nazionale il 25% dei minori che rispondono a queste condizioni risiede in Lombardia.

-Leggi anche: «Ius scholae, in provincia di Como coinvolti 8mila ragazzi»

Di fatto, come si evince anche leggendo i commenti all’articolo pubblicato sul nostro sito nella giornata di ieri e dedicato a questo argomento, i lettori comaschi si dividono tra chi difende i principi sottesi alla proposta di legge e chi invece ne mette in dubbio urgenza e utilità. I contrari alla proposta di legge infatti denunciano le possibili conseguenze: «i ricongiungimenti familiari, le pensioni non coperte da contributi... Il problema non sono i ragazzi che vivono e studiano in Italia, ma tutto ciò che ruota intorno». Non mancano però anche le storie di chi è direttamente coinvolto dalla proposta di legge: «Abito a Como da 15 anni e grazie a questa città ho trovato lavoro, mi chiedo adesso perchè mia figlia che è nata qua e va a scuola come tutti i bambini non può avere la cittadinanza».

Un punto però, che emerge anche dai commenti dei lettori, merita di essere chiarito: ius scholae e ius soli non coincidono tra di loro e non sono sovrapponibili allo ius sanguinis. Quest’ultimo è il principio attualmente in vigore in Italia per l’acquisizione della cittadinanza: è italiano chi nasce da almeno un genitore in possesso della cittadinanza. Lo ius soli, invece - che non è in vigore in Italia, ma in forme modificate in alcuni paesi europei come Regno Unito, Germania e Francia - prevedrebbe che il diritto di cittadinanza si applicasse ai nati sul territorio di uno Stato a prescindere dalla nazionalità di appartenenza dei genitori.

Attualmente, gli stranieri che si trovano in Italia possono richiedere la cittadinanza per naturalizzazione solo a distanza di dieci dall’arrivo sul suolo italiano e a seguito di una permanenza continuativa. I figli di stranieri nati in Italia devono invece aspettare il compimento dei 18 anni e dimostrare di aver vissuto sempre nel paese, senza interruzioni, dalla nascita.

Al momento la proposta di legge “Ius Scholae” è al vaglio del Parlamento: il tema è caldo e, come evidenzia il sondaggio realizzato sul nostro sito, le posizioni si rivelano essere tendenzialmente contrapposte, con poche zone grigie di dubbio.

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