Da Como a Pontida
Salvini cita Miglio
tra storia e futuro

Un migliaio di comaschi al raduno della Lega. Il Mandell: «Ne ho saltato un solo, resto fedele al verde»

Ovilio, più di ottant’anni sulle spalle, di Como città, alla maglietta verde Lega non rinuncia. E al colore che da sempre ha caratterizzato i lumbard non ci rinunciano nemmeno sul lago, a Lezzeno, - “Lescen” puntualizzano subito - roccaforte storica, anche quando il Carroccio era ai minimi storici. Ne va orgogliosa Sabrina, dalla Val Cavargna o Davide da Bulgarograsso. Età diverse, ma stessa passione per la politica.

Armando Valli, per tutti il “Mandell”, sul “sacro prato” è mancato solo una volta su 32 edizioni. «Ricordo ancora quando l’Umberto partì con la sua Citroen da Menaggio diretto a Pontida, da solo. Io lo seguivo con la mia macchina e in galleria era tutto bloccato. Ero quasi sicuro che non sarebbe mai arrivato a destinazione invece riuscimmo ad esserci. Allora essere leghisti era molto diverso: se pronunciavi la parola “secessione” eri additato come uno pericoloso...non trovavamo neanche le sedi per gli incontri».

E lui, Matteo Salvini, non si sottrae all’abbraccio di quello che oggi è il suo popolo (non è un caso che, a Pontida, non si siano visti né Umberto Bossi Roberto Maroni). Il tradizionale giro dei gazebo, strette di mano, selfie con tutti. E nel suo intervento ricorda anche il Lario citando Gianfranco Miglio. «Nel 1918 - le sue parole in apertura del suo discorso - non solo finiva la Grande guerra nella quale i nostri nonni morirono per difendere i confini. In quell’anno nasceva anche quel grande genio non capito da molti, ma capito per primo tra gli altri da Umberto Bossi e dalla Lega che si chiama Gianfranco Miglio e che ci sta vedendo adesso realizzare i frutti di una vita di studi, di lavoro impegno e sacrificio».

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