Dal primo ottobre addio alle mascherine «Ma serve cautela, i casi aumentano»

La pandemia Decade l’obbligo di indossare la Ffp2 anche su mezzi pubblici e ospedali - Il presidente dell’Ordine dei medici: «Prudenza». Ieri lieve calo del tasso di positività

Le mascherine Ffp2, che abbiamo imparato a conoscere in questi indimenticabili anni di pandemia, dovrebbero a breve andare in pensione (almeno per la legge). Girando per la città ed entrando nei luoghi chiusi e pure affollati, la sensazione evidente e che tutti se ne siano già dimenticati da un pezzo. Non compaiono mascherine e non se ne vedono nemmeno al braccio, in quella sorta di laccio emostatico che erano ormai diventate da tempo in attesa di indossarle all’occorrenza.

C’è una inversione della curva del contagio

Dal primo ottobre invece i dispositivi di protezione individuale non saranno più obbligatori nemmeno nei pochi punti in cui ancora lo erano, ovvero sui mezzi pubblici (bus, treni, metro), negli ospedali, nelle Rsa e ovviamente negli ambulatori medici e in tutti i presidi ospedalieri. Molto però dipenderà – sul futuro dell’utilizzo delle mascherine – da quello che verrà deciso dal governo di prossima formazione. L’ipotesi è che possa essere mantenuta la «raccomandazione a indossarla dove ci sono assembramenti» ma non nulla di più. E questo nonostante si stia già assistendo ad una inversione dei numeri e si sia prossimi all’arrivo della stagione fredda. Elementi che se uniti – abbiamo imparato in questi anni – disegnano di solito una inversione della curva del contagio.

«Alla luce di quello che sta succedendo io sarei un po’ più cauto – dice al riguardo Gianluigi Spata, il presidente dell’ordine dei medici di Como – Le ospedalizzazioni rimangono basse e le terapie intensive sono sotto controllo, ma i casi stanno aumentando. Almeno nei punti in cui c’è assembramento io manterrei l’obbligo della Ffp2. Del resto la tendenza a non indossarla più anche dove ancora servirebbe è già evidente. Arrivano pazienti anche negli ambulatori medici che non indossano i dispositivi di protezione. Pure sui treni, mi vengono in mente quelli presi dai pendolari e sempre stipati, io manterrei l’obbligo. Insomma, credo che serva un po’ di prudenza». In chiusura Spata ricorda anche la vaccinazione: «Potrebbe essere questa anche l’occasione per ricordare ai cittadini l’importanza della quarta dose», conclude il medico.

Stabili i ricoveri in terapia intensiva

Rimane, come sottolineato da Spata, la situazione tutto sommato sotto controllo in Lombardia e in provincia di Como sul fronte della pandemia da Covid. Ieri, con 20.376 tamponi effettuati, sono stati 3.120 i nuovi positivi nella nostra regione con il tasso di positività in calo al 15,3% rispetto alla giornata precedente (che era al 15,9%). Sono stabili i ricoverati in terapia intensiva (8), e in calo negli altri reparti (-12, per un totale di 443). I decessi sono stati 8, nessuno in provincia di Como, per un totale di 42.497 morti in regione dall’inizio della pandemia. Per quanto riguarda i nuovi casi ieri nel Comasco se ne sono registrati 251 che vanno ad aggiungersi ai 795 di Milano, ai 469 di Brescia, ai 318 di Bergamo, ai 298 di Varese, ai 261 di Monza e Brianza, ai 149 di Mantova per finire con i 142 di Lecco, i 138 di Pavia, i 98 di Cremona, i 72 di Lodi e i 71 in provincia di Sondrio.

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