Due giugno, il prefetto: «Lavoro e migranti
Como, un modello davanti alle difficoltà»

Il prefetto Corda elogia i comaschi: «Hanno saputo affrontare sfide come l’accoglienza e la riconversione economica, in gran parte vinte»

Il momento storico attuale è caratterizzato da una profonda incertezza, ma è nell’accettazione delle sfide che il popolo italiano e quello comasco hanno mostrato e affermato il proprio carattere. Con uno sguardo sempre diretto verso le nuove generazioni, punto di riferimento delle azioni future.

Di fronte a una piazza Cavour gremita di persone (con una buona percentuale di giovani), oggi si è celebrata la festa della Repubblica. Sono intervenuti la fanfara dei bersaglieri di Como e il corpo musicale di Rebbio, e sono state schierate le bandiere e i labari delle associazioni combattentistiche e d’Arma e i gonfaloni dei numerosi Comuni che hanno preso parte alla manifestazione. Presente anche un’esposizione di mezzi dei corpi militari e civili di Como, compresa una jeep, una harley e una parabike della seconda guerra mondiale.

Il prefetto Bruno Corda, dopo aver letto la lettera che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato a tutti i rappresentanti del governo, è intervenuto evidenziando come la celebrazione sia un doveroso momento di riflessione per tutti: cittadini e istituzioni. «Il momento storico che stiamo vivendo è caratterizzato da un sentimento di profonda incertezza sul lavoro e sulla ripresa economica dei settori economici, sulla nuova strutturazione di una società caratterizzata da una forte presenza del fenomeno migratorio. L’incertezza spesso genera un sentimento di ansia, soprattutto se accompagnata da una mancanza di prospettive future».

Ma il popolo italiano ha da sempre affermato il proprio carattere attraverso l’accettazione delle sfide che il tempo ha proposto: «Le strade non saranno facili – ha aggiunto Corda - ma a problemi complessi non corrispondono mai soluzioni semplici. La comunità di questa provincia, la cui laboriosità e riservatezza sono testimonianza di una profonda etica del lavoro, ha da tempo dimostrato una forte capacità di reazione ai cambiamenti che si sono dovuti affrontare. Mi riferisco in particolare al cambiamento del modello economico che ha portato alla necessità di riconversione d’interi settori. Ma anche un profondo mutamento di composizione della società, caratterizzata da una rilevante presenza di stranieri, i quali hanno trovato radicamento e integrazione. Tutte sfide difficili, ma affrontate e nella gran parte vinte».

L’approfondimento su La Provincia in edicola sabato 3 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA