Elezioni federali in Svizzera
Greta più forte dei frontalieri

Domani si vota per il Parlamento e per il Consiglio di Stato. Le preoccupazioni per l’ambiente soppiantano quelle per il lavoro

Non più allarme frontalieri, ora è “l’effetto Greta” a tenere banco in Svizzera in vista delle attese elezioni federali di domani, in cui saranno rinnovati il Consiglio nazionale (200 deputati, la cosiddetta “camera bassa” del Parlamento svizzero) e una parte del Consiglio degli Stati.

Le proiezioni di voto lasciano poco spazio all’immaginazione: le tematiche di confine - in primis il boom di lavoratori frontalieri (66.316 quelli presenti nel solo Canton Ticino a fine giugno) - sembrano ormai essere state accantonate da una buona fetta dell’elettorato rossocrociato e nemmeno la nuova consultazione anti-frontalieri del prossimo maggio sembra aver scaldato i cuori degli elettori.

È invece l’ambiente a tenere banco, tanto che i sondaggi indicano un autentico exploit per gli schieramenti ecologisti (Verdi e Verdi Liberali). In questo (nuovo) contesto, appaiono in difficoltà partiti come il Ppd (Partito Popolare Democratico) e soprattutto l’Udc, che pur rimanendo il primo schieramento in termini di preferenze, potrebbe davvero fare i conti con un calo di voti, secondo le le proiezioni della vigilia, di almeno il 2%. Certo il barometro elettorale attesta l’Udc attorno al 27%, ma lo slogan “Prima i nostri!”, caro anche alla Lega dei Ticinesi, pare ormai aver segnato il passo. D’altronde non più tardi di tre mesi or sono, è stato il presidente dell’Unione Svizzera degli Imprenditori, Valentin Vogt, a definire i frontalieri “una benedizione”, aggiungendo che se l’economia ticinese ha trovato nuovo slancio, parte del merito è anche dei lavoratori che provengono da oltreconfine.

Parole che di sicuro non sono passate inosservate anche nei Cantoni non a diretto contatto con i Paesi confinanti. I due partiti che, in questa lunga campagna elettorale, hanno puntato forte sull’ambiente sono dati attorno al 17%. E, secondo le informazioni rimbalzate dalla vicina Confederazione, anche le tematiche ecologiste avrebbero fatto breccia anche tra gli svizzeri residenti all’estero.

Certo, l’ultima parola spetta alle urne, anche se - detto che l’Udc resta la prima forza politica - dal Canton Ticino, ad esempio, arrivano chiari segnali in chiave ecologista.

Non è un caso che il Comune di Lugano, guidato dal leghista Marco Borradori, nei giorni scorsi abbia dichiarato nel corso di una seduta particolarmente frizzante del Consiglio comunale “l’emergenza climatica” attraverso una risoluzione che vincola la ricca cittadina affacciata sul Ceresio a «impegnarsi per l’ambiente». Un’annotazione: in Svizzera sembra essere tramontato il mito del voto per corrispondenza. Pochi quelli che ne hanno approfittato.

Da segnalare infine il nuovo record stabilito dai candidati al Consiglio nazionale: i pretendenti ad un seggio in quel di Berna sono addirittura 4.652 (sono 1.875 le donne in lizza), oltre il 20% in più rispetto a quattro anni or sono. Crescita confermata anche in Canton Ticino.

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