Emergenza coronavirus
Canton Ticino: 200 casi in più
E i morti salgono a 22

Non ci saranno controlli degli assembramenti con la telefonia mobile in Svizzera, a differenza di quanto avviene in Lombardia, nonostante l’incremento costante del contagio

Non ci saranno controlli degli assembramenti con la telefonia mobile in Svizzera, a differenza di quanto avviene in Lombardia, nonostante l’incremento costante di casi di Coronavirus nella Confederazione e in Canton Ticino.

Sul tavolo il Governo di Berna ha messo altri 32 miliardi di franchi per i vari comparti produttivi. «Chi ha bisogno di denaro va in banca e la banca gli stanzia i fondi fino a 500 mila franchi, perché la Confederazione si fa garante nei confronti della banche», ha sintetizzato ieri l’influente ministro dell’Economia, Ueli Maurer. Ma l’emergenza in questo momento in Svizzera ed in primis in Canton Ticino è in primo luogo sanitaria. Parlando alla stampa, il medico cantonale Giorgio Merlani ha spiegato che i casi di Coronavirus accertati sono - alla data di ieri - 834, ben 200 in più di giovedì e i decessi da 15 sono passati a 22. Sono 169 i pazienti ricoverati in ospedale, 35 in terapia intensiva. Numero da piena emergenza, dunque. “Il picco è atteso tra 2 o 3 settimane da ora”, ha precisato il medico cantonale. Berna nel frattempo è passata alle maniere decisamente forti. Ieri il Governo federale ha vietato gli assembramenti di oltre 5 persone (con annessa multa da 100 franchi). E questo alla luce anche del fatto che i casi di Coronavirus registrati in tutti i Cantoni hanno toccato quota 4840, con 35 decessi. Sanità ed economia in questo momento viaggiano su binari paralleli. Come detto, l’emergenza sanitaria ha priorità su tutto. Però va anche rimarcato il fatto che non tutti - al netto delle attività essenziali (alimentari e farmacie) - hanno optato per il “rompete le righe”. C’è da registrare al tal proposito la dura presa di posizione del sindacato Unia, che, in una lunga nota - riportata con dovizia di dettagli da ticinonews.ch - ha fatto notare come «troppe aziende non rispettano le norme e continuano a far lavorare i dipendenti come se niente fosse».

«Un atteggiamento inaccettabile”, ha proseguito Unia, che ha così argomentato il suo “j’accuse”: «Nella maggior parte delle imprese edili, commerciali e industriali, così come in diversi settori dei servizi, le condizioni di lavoro sono praticamente rimaste invariate». Comparti questi in cui la presenza di lavoratori frontalieri è molto marcata. Altro tema sensibile quello relativo ai controlli, secondo Unia pressoché “inesistenti” in questo periodo di piena emergenza sanitaria. Da qui la nuova richiesta indirizzata al Governo di Berna: «il Consiglio federale vigili affinché le autorità interrompano i lavori nei settori economici non essenziali fino a quando non saranno applicate in modo corretto le misure sanitarie». Ma c’è chi - è il caso di Economiesuisse (l’Associazione delle imprese svizzere) - ha fatto notare che il «coprifuoco porterebbe ad uno strangolamento dell’economia».n M. Pal.

© RIPRODUZIONE RISERVATA