Erba, due anni e quattro mesi al patrigno
Intascò 82mila euro dei figli della moglie

L’uomo era l’amministratore di sostegno di un ragazzo autistico e della sorella minorenne e dal 2014 al marzo 2016 avrebbe svuotato i conti dei fratelli rimasti orfani

L’accusa è stata grave, oltre ad essere una delle più antipatiche: quella di essersi intascato – in qualità sia di amministratore di sostegno di un ragazzo con gravi problemi di spettro autistico, sia di tutore della sorella minore – di una cifra complessiva che ha sfiorato gli 82mila euro.

Un erbese di 67 anni, di cui non scriviamo il nome solo per tutelare l’anonimato delle vittime, è stato condannato mercoledì 16 febbraio dal giudice dell’udienza preliminare di Como, Andrea Giudici, ad una pena in abbreviato di 4 mesi, che vanno ad aggiungersi (in continuazione) ai 2 anni che erano già diventati definitivi nei mesi scorsi.

La storia parte dal 2014, quando cioè i due fratelli rimasero orfani della madre. Il patrigno venne così nominato dal Tribunale di Como amministratore di sostegno del ragazzo con problemi di spettro autistico (era il mese di aprile) e pure tutore della sorellina minore.

Secondo quanto sostenuto dalla Procura di Como, tuttavia, in questi anni – dal 2014 fino al mese di marzo del 2016 – avrebbe iniziato a svuotare i conti dei due fratelli rimasti orfani, per spese che non avrebbe in realtà dovuto (e potuto) sostenere.

Nel primo fascicolo finito davanti al giudice, e già definitivo con una condanna a 2 anni, l’amministratore di sostegno (nonché tutore) sottrasse 12.147 euro al fratello per acquistare una Ford C Max, dicendo che l’auto sarebbe servita per trasportare il ragazzo che tuttavia era ricoverato in un centro di assistenza.

Secondo l’accusa, insomma, la vettura fu usata in via quasi esclusiva per «scopi personali». Dai conti della sorellina, invece, il sessantasettenne di Erba fece sparire 32.500 euro (prelevati dai libretti di risparmio) da usare in ristoranti, per le rate del mutuo, per le spese condominiali e per fare la spesa.

Una serie di contestazioni che – come detto – erano già state definite nei mesi scorsi con una condanna definitiva a due anni.

Mercoledì 16 febbraio tuttavia la questione è tornata d’attualità, perché il Gup di Como è stato chiamato a decidere su altri 37.292 euro che spettavano al fratello autistico e che invece scomparvero dalle sue disponibilità: 30 mila dai conti correnti, 4.400 circa tramite gli assegni famigliari arretrati e 2.700 dagli assegni di reversibilità per la pensione della madre deceduta che aveva lasciato orfani fratello e sorella. Il giudice, in continuazione con la precedente condanna, ha così inflitto all’amministratore di sostegno 4 mesi in più di pena per un totale che ora ha raggiunto i due anni e quattro mesi.

Il magistrato ha anche disposto una provvisionale – in favore del fratello disabile (assistito dall’avvocato Paolo Camporini) – della stessa somma rispetto a quanto era stato sottratto, ovvero i già citati 37 mila euro.

I due fascicoli penali (tutti aperti per peculato) sono stati portati avanti negli anni da due distinti pubblici ministeri, la dottoressa Maria Vittoria Isella (il primo, già definitivo) e la dottoressa Alessandra Bellù.

La condanna – in abbreviato – è ovviamente ancora di primo grado.

(Mauro Peverelli)

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