Fascia 50-64 anni, casi in crescita
«Preoccupa il 23% non vaccinato»

Ats: «Contagi non solo tra i giovani, ma anche in questo gruppo a rischio» - Passiamo da 20 a 86 positivi alla settimana. «Chi non è ancora protetto si prenoti subito»

Casi in aumento anche tra i 50 e i 64 anni, l’Ats Insubria lancia l’allarme e invita alla prudenza.

Nel Comasco alla fine di giugno i contagi erano arrivati al minimo storico, 20 alla settimana, con un’incidenza in relazione agli abitanti bassa perfino per i parametri della zona bianca.

I casi nei sette giorni successivi sono aumentati, 46 in tutto, per diventare poi 85 nell’ultima settimana che vede un rialzo sia nel tasso dei tamponi positivi che delle infezione rispetto al numero dei cittadini residenti. In termini percentuali il balzo è del 325%, ma bisogna considerare che i numeri assoluti sono ancora contenuti. «Ci sono delle criticità che ci preoccupano – dice Giuseppe Catanoso, il direttore sanitario dell’Ats Insubria – il numero dei contagi è sì ancora esiguo, ma il trend è in aumento. Siamo lontano dai picchi di marzo o di novembre, ma la tendenza al rialzo c’è». «Nelle precedenti settimane - sottolinea - abbiamo sempre rilevato le nuove positività tra i più giovani, nella fascia sotto ai 40 anni, soprattutto tra i 18 e i 24 anni, invece adesso si nota un incremento anche tra i cittadini d’età compresa tra i 50 e i 64 anni, soggetti quindi più a rischio».

Vaccinare tutta la popolazione resta fondamentale, detto che il vaccino non cancella in assoluto la probabilità di contrarre l’infezione, ma ci mette al riparo dai sintomi più gravi dell’eventuale malattia. I vertici dell’Ats infatti fanno notare come per ora non si registra un aumento dei pazienti ricoverati, anche se occorre lavorare per ridurre l’aumento dell’onda così da evitare una nuova pressione ospedaliera. Il responsabile del dipartimento di igiene e prevenzione Paolo Bulgheroni a tal proposito fa appello «alla responsabilità dei cittadini affinché non cali l’attenzione sul rispetto delle misure anti contagio, quindi distanza e mascherine, unito all’invito a fare tutti la vaccinazione».

Più di un comasco su quattro sopra ai 12 anni non ha ancora preso parte alla campagna vaccinale. Ha ricevuto una dose l’89,6% degli over 80 comaschi, l’88% dei settantenni, l’82,9% dei sessantenni, il 77,8% dei cinquantenni, il 71% dei quarantenni, il 63,7% dei trentenni, il 62,8% dei ventenni e il 41,5 dei minorenni. Obblighi e incentivi alla vaccinazione sul modello francese secondo Ats rischierebbero però di alimentare la contrarietà , meglio perseguire finché possibile la strada del convincimento. Resta comunque da far rispettare la legge e a tal proposito l’Ats conferma che nonostante i ricorsi sta procedendo con le prime sospensioni dei sanitari “no vax”, anche se non fornisce un dato sui casi di questo tipo

Quanto ai tamponi analizzati, nella nostra provincia si passa dai 10.069 test di fine giugno ai 9.363 di metà luglio. Tracciare è fondamentale anche con pochi sintomatici per riuscire a individuare subito i nuovi focolai, sempre in maggioranza d’ambito familiare e per monitorare l’andamento delle varianti: ormai la Delta è predominante, al 47%. Ieri, intanto, il bollettino regionale ha segnalato 25 casi in provincia di Como. In Lombardia 381 casi e nessun decesso.

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