Freddo record e il vento spazza Como
Il lago? Non piove, ma sta risalendo

Sul nostro territorio mai una siccità del genere ad aprile, negli ultimi 18 anni - Il livello del Lario però sale di 13 centimetri: «Acqua degli invasi alpini e riduzione del deflusso»

Quello di oggi sarà l’ultimo vero colpo di coda di un inverno che proprio non vuole saperne di lasciare il Comasco, con la colonnina che oscillerà - quanto a temperature minime - tra i meno 2 del capoluogo ed i meno 5 dei Comuni delle valli. Solo dalla tarda mattinata, si tornerà sopra lo zero con la massima che non supererà però gli 11 gradi. Una costante questa anche per i prossimi due giorni, in cui le minime subiranno un ritocco al rialzo, ma non le massime. Anche ieri a farla da padrone per buona parte della giornata è stato il vento, che ha creato parecchi grattacapi, tra rami pericolanti e ormeggi di imbarcazioni a rischio.

Vento che ieri nel capoluogo (fonte Centro Meteo Lombardo) ha toccato alle 12.03 i 49,9 chilometri orari, dove la massima ha superato solo alle 17 i 10 gradi.

Più o meno alla stessa ora, in Val d’Intelvi, il vento ha superato i 50 all’ora, facendo alzare (e di parecchio) il livello d’allarme legato ad una siccità che dura ormai da più di 40 giorni. Gelo e siccità sono i tratti dominanti di questo inizio d’aprile con la pioggia che finalmente - visto anche il pericolo incendi e i focolai già in atto sul territorio - dovrebbe far capolino nel capoluogo e nei Comuni del territorio dal tardo pomeriggio di sabato, con le precipitazioni che si intensificheranno però solo da domenica pomeriggio e che non lasceranno il Lario prima della notte tra lunedì e martedì (peraltro lunedì sera sono previsti fenomeni piuttosto intensi).

Una siccità quella che sta interessando Como e il suo lago certificata anche dalle centraline installate dal Consorzio dell’Adda - che gestisce in autonomia la regolazione del livello del lago - in base alle quali sul raffronto su base mensile, i 30 giorni appena trascorsi si collocano al diciassettesimo posto su diciotto rilevazioni annuali consecutive.

«Proprio così», conferma il direttore del Consorzio dell’Adda, Luigi Bertoli, che spiega come gli ultimi siano stati i 30 giorni «più asciutti dal punto di vista del meteo non solo degli ultimi 18 anni, ma anche di molti degli ultimi 76 anni, considerato che alla stazione di rilevamento di Olginate questi trenta giorni senza pioggia di collocano al cinquantaquattresimo posto su 76 rilevazioni». Eppure il lago di Como, negli ultimi due giorni, è tornato a salire, almeno in buona parte della giornata, con l’afflusso che ieri alle 18 si attestava a 111,8 metri cubi al secondo contro un deflusso pari a 71,8 metri cubi al secondo. «Dal 31 marzo a oggi, il livello del lago ha recuperato tredici centimetri», dice Bertoli.

La spiegazione è duplice. Se le temperature estive della scorsa settimana hanno contributo allo scioglimento della neve in quota, nelle ultime quarantotto ore in soccorso del livello del lago è giunta l’acqua degli invasi alpini, utilizzata per scopi idroelettrici. A questa si è aggiunta la riduzione parziale del deflusso decisa dal Consorzio dell’Adda (ne abbiamo dato conto nei giorni scorsi). Nel tardo pomeriggio di ieri, il livello del lago si attestava a meno 10,3 centimetri sotto lo zero idrometrico, quasi un centimetro meno rispetto a mercoledì mattina alle 8. Non resta che attendere la pioggia, anche perché l’impatto visivo delle ultime settimane - al netto dei danni - non si addice proprio ad un territorio a fortissima vocazione turistica come il nostro.

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