Como, nuovo manifesto pubblicitario del Comune. Gaddi: «1900 eventi in sei mesi? Abominio della falsità»

Polemica Il consigliere regionale, ex assessore alla cultura, critica aspramente la campagna pubblicitaria comunale: «Qui la morte civile e culturale della città zero-eventi-zero purtroppo c’è davvero»

«Bisogna dire che questa è meglio dei 2 euro del toast tagliato in due». Inizia così la polemica con cui Sergio Gaddi, consigliere regionale, già assessore alla cultura a Como, critica uno dei manifesti pubblicitari del Comune comparsi in centro città. Il cartellone, che raffigura un evento musicale tenutosi a Como, riporta, insieme al QR code che rimanda all’agenda di eventi comaschi “Oggi a Como”, una frase che finisce al centro della polemica del consigliere regionale: «Lo sai che a Como in sei mesi si sono svolti più di 1900 eventi? C’è sempre tanto da fare e tu... cosa fai oggi?».

Il numero di eventi riportato sul manifesto pubblicitario è contestato da Gaddi che, in un post su Facebook, critica con parole dure il Comune, parlando di «abominio della falsità». Una polemica in linea con quella sollevatasi intorno alla notizia della cancellazione della rassegna estiva a Villa Olmo. Il festival “Villa Olmo nights” infatti, nel mese di luglio, è stato cancellato dall’organizzazione Fondazione Como per «sopraggiunte difficoltà di natura tecnica e artistica», decisione per cui Rapinese e la giunta sono stati fortemente criticati. Dopo la cancellazione della rassegna stampa, Rapinese aveva annunciato sei appuntamenti estivi in Comune.

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Ma ora i manifesti pubblicitari comparsi in città fanno discutere. «1900 eventi in sei mesi, ahahahaha. Ma io dico, può esserci un limite alla cialtroneria? - continua il post di Gaddi - Se non fosse comicità esplicita, qui saremmo di fronte all’inadeguatezza che rasenta l’insolenza. Ma forse ho capito; hanno creato una campagna suicida, oltretutto con una grafica attraente come un loculo cimiteriale, per copiare quelli che fanno le pubblicità ironiche sui funerali. Ma quelli sono capaci e fanno ridere, questi no, qui la morte civile e culturale della città zero-eventi-zero purtroppo c’è davvero. E si vede».

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