Il vescovo prega per la pace: «Superare la violenza che è in ciascuno di noi»

In Duomo Il cardinale ha invitato a non dimenticare «i numerosi conflitti bellici presenti nel mondo»

«La pace ci sarà donata se sapremo rinunciare alla ferocia che è in noi». Uno sguardo dentro il cuore dell’uomo quello che il vescovo Oscar Cantoni ha invocato ieri in Duomo, durante la preghiera per la pace in Ucraina e nel mondo. Perché la violenza non è solo in coloro che usano le armi, ma in ciascuno di noi. Il cardinale ha invitato a non dimenticare «i numerosi conflitti bellici, ancora oggi presenti in varie parti del mondo, tentati come siamo di non avvertirli, in quanto considerati un problema che non ci riguarda da vicino. È un grande momento, questo, in cui insieme supplichiamo lo Spirito Santo con grande intensità e fiducia perché ci doni uno dei suoi frutti, cioè la pace tra le nazioni, una pace giusta, con la fine delle ostilità e delle violenze che invece si moltiplicano».

«Siamo consapevoli - ha aggiunto - che l’uomo da solo non sa procurarsi la pace, a causa dell’orgoglio, con cui tende piuttosto a inasprire il cuore, così da sentirsi incapace di costruire il bene, che pure desidera ardentemente. Dio, però, non agisce con un tocco di bacchetta magica».

«Dio non fa quello che deve fare l’uomo. Nessuno può sottrarsi dalle proprie responsabilità, sia i governanti che più modestamente ciascuno di noi»

Ecco quindi che l’uomo deve farsi parte attiva nel processo di costruzione della pace: «Dio non fa quello che deve fare l’uomo. Nessuno può sottrarsi dalle proprie responsabilità, sia i governanti che più modestamente ciascuno di noi». Il primo fronte su cui siamo chiamati a combattere è quindi quello «della violenza che è in noi, come anche in coloro che nella guerra adoperano le armi. La violenza ci fa sentire forti, protesi con orgoglio nell’attaccare gli altri, o nel difenderci, più che promuovere il dialogo, che ci permetterebbe invece di sentire e valutare anche le ragioni altrui. La pace ci sarà donata se sapremo rinunciare alla ferocia che è in noi, quella stessa ferocia dimostrata in questo anno di guerra in Ucraina».

«Cerchiamo di tessere legami di pace. Lo possiamo fare solo se sappiamo metterci nei panni degli altri»

È la stessa ferocia che ci rende insensibili alle sofferenze degli altri, più attenti ai nostri diritti che alle ferite che arrechiamo. «Nella Bibbia - ha detto ancora il cardinal Cantoni - vengono ricordate più volte le fatiche di intesa e le lotte fratricide, a partire dalla gelosia di Caino per Abele. Emerge tutta l’amarezza di ogni padre che scopre che i suoi figli non si sentono fratelli tra loro. Sì, anche Dio piange per le barbarie e le lotte fratricide ancora in atto nel nostro mondo!».

«Cerchiamo di tessere legami di pace - è stato infine l’appello del vescovo - solo se sappiamo metterci nei panni degli altri, soprattutto dei poveri, degli sconfitti, delle persone impegnate in prima linea nella guerra, delle famiglie divise, dei profughi indifesi, soffrendo con loro e condividendo le loro privazioni e perfino le loro lacrime».

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