In città zero vaccinati a domicilio
E si partirà soltanto dopo Pasqua

Sono circa 1.200 le persone da raggiungere. Spata: «Stiamo organizzando, è complesso». Mezzi della Protezione civile messi a disposizione dal Comune

Nei piccoli Comuni nel fine settimana sono state avviate le prime somministrazioni di vaccini a domicilio mentre in città si partirà subito dopo Pasqua anche se l’organizzazione ancora non è stata definita.

I camici bianchi sono 80

Nel capoluogo ciascuno degli 80 medici di medicina generale ha in media una quindicina di pazienti allettati. Questo significa che da vaccinare a domicilio ci sono circa 1.200 persone. Il Comune, con il sindaco Mario Landriscina e l’assessore Elena Negretti ha comunicato ai medici di essere a disposizione a fornire supporto logistico con la Protezione civile per accompagnarli dai pazienti in modo da non perdere tempo con parcheggio o altro.

Il tempo, infatti, è una variabile fondamentale da tenere in considerazione, visto che dal momento in cui vengono preparate le siringhe con il vaccino (viene usato Moderna) si hanno sei ore di tempo per somministrarlo.

«A Como rispetto ai Comuni più piccoli - spiega il presidente dell’Ordine dei medici Gianluigi Spata - i medici e i pazienti sono molti di più ed è quindi più complicato. L’importante, a mio avviso, è partire subito dopo Pasqua e in questi giorni non in programma delle riunioni per pianificare tutto. Noi abbiamo trasmesso gli elenchi all’Ats e stiamo parlando di oltre mille persone».

L’Agenzia di tutela della salute, come si legge nel protocollo apposito, ha il compito di comunicare alla farmacia dell’Asst Lariana il numero di vaccini da utilizzare per ogni seduta, le generalità di chi dovrà ritirarli e allertare Soreu dell’attività in corso in modo da mandare immediatamente un mezzo di soccorso in caso di necessità.

Nulla è previsto, invece, sotto l’aspetto organizzativo delle sedute che vengono di fatto lasciate ai medici con l’eventuale supporto delle amministrazioni comunali. Viene solo stabilito quello che va fatto dal punto di vista medico e burocratico.

Spata precisa infine che «una delle criticità è rappresentata dalla registrazione che deve essere fatta nella stessa giornata ed è estremamente complessa, visto che richiedere circa 8 minuti per ogni paziente. A meno di avere personale amministrativo, che però non viene messo a disposizione dall’Ats, è in capo a noi. Tra l’altro per chi ha lo studio singolo e non associato è ancora più complicato».

Mancano i calendari

Insomma, di fatto ciascun medico si deve organizzare da solo, tenendo anche conto che deve garantire comunque l’apertura dello studio. E qualcuno si sta attrezzando, con un collega, per riuscire a somministrare almeno qualche dose nel fine settimana. Il grosso, però, partirà dopo Pasqua. Nei prossimi giorni, come detto, sono in programma ulteriori riunioni, anche con il Comune.

«L’amministrazione - chiude Spata - ci ha dato la disponibilità di supporto con la Protezione civile, questi giorni saranno decisivi per impostare il tutto in maniera corretta».

È evidente che senza un calendario che deve essere predisposto dagli studi medici sarà difficile organizzare i trasporti, anche perché il numero di mezzi è comunque limitato.

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