L’autobus? Va bene anche se è vecchio
I giudici cancellano la legge anti smog

Il Consiglio di Stato accoglie un ricorso contro l’obbligo di rinnovare i mezzi delle società di noleggio: la norma discriminava le aziende lombarde rispetto alle altre

Como

Il Consiglio di Stato ha annullato il contenuto del regolamento con cui, nel 2014, la Regione Lombardia tentò di imporre un generale ”restyling” del parco mezzi delle aziende che svolgono servizio di noleggio pullman con conducente, quelli che in altre parole portano a spasso i bambini in gita scolastica.

L’annullamento è conseguenza di un ricorso presentato dalla comasca Rampinini, per il tramite degli avvocati Vincenzo Latorraca e Mario Lavatelli.

La ratio della norma era quella di contenere l’inquinamento atmosferico. Perché fossero autorizzate a lavorare, le imprese lombarde avrebbero dovuto certificare la «disponibilità di un parco autobus adibito a uso noleggio con caratteristiche tecniche tali da garantire il contenimento delle emissioni dei gas di scarico nel rispetto della normativa comunitaria, nazionale e regionale in materia, e con anzianità massima non superiore a quindici anni rispetto alla prima immatricolazione per le imprese aventi in dotazione un parco autobus pari o superiore a due unità; i nuovi mezzi immatricolati - ammoniva ancora il testo della legge - non possono comunque avere un’età superiore a cinque anni».

Il regolamento, in altre parole, imponeva l’obbligo di sbarazzarsi dei mezzi che avessero compiuto i 15 anni, e di farlo a prescindere dal fatto che non solo fossero ancora in grado di “camminare” in piena sicurezza ma anche dal fatto che avessero superato, per esempio, le revisioni previste dalle norme statali.

Per le società di noleggio si sarebbe senz’altro trattato di un impegno economico importante, visti il costo di un pullman. Di qui la decisione di ricorrere, prima al Tar - che aveva tuttavia dichiarato improcedibile il ricorso, visto che nel frattempo la Regione aveva differito di due ani l’entrata in vigore della norma per consentire a tutti di adeguarsi - quindi al Consiglio di Stato.

Le ragioni dell’accoglimento sono presto riassunte: da una parte si tratta di un obbligo che introduce uno squilibrio notevole tra azienda e azienda, alterando di fatto il regime di libera concorrenza in cui dovrebbe svilupparsi ogni mercato: è fin troppo evidente che una società cui è stato imposto di acquistare nuovi pullman per centinaia di migliaia di euro di investimento, potrebbe applicare determinate tariffe, mentre una che non avesse quest’obbligo ne applicherebbe altre, molto più favorevoli. Non solo: hanno rilevato ancora i giudici della quinta sezione del Consiglio di Stato che la materia non rientra tra quelle disciplinabili dalla amministrazione regionale, concetto che peraltro era stato recentemente sancito anche da un pronunciamento della Corte costituzionale, che aveva brutalmente cancellato una legge molto simile promulgata dalla Regione Piemonte.

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