Lido di Villa Geno,
che caos
Grana abusi edilizi

Offerte entro il 26, intanto il Comune di Como ha risposto ai dubbi dei privati. Gli uffici: immobile inagibile, opere da abbattere e catasto da aggiornare

Abusi edilizi risalenti ad anni fa e mai regolarizzati, pratiche strutturali inesistenti, documenti mancanti. E ancora la veranda esterna da abbattere perché non autorizzata e la piscina che può essere utilizzata solo a scopo ornamentale, mentre per realizzarne una nuova bisognerà presentare un progetto e vedere poi se sarà autorizzata.

Tante richieste e carte mancanti

Mille dubbi, quelli dei privati interessati a partecipare al bando per ottenere la concessione del lido di Villa Geno che scadrà il prossimo 26 ottobre. Dubbi a cui il Comune ha risposto on line sul sito istituzionale e, proprio le risposte, evidenziano lo stato di caos in cui trova il bene di proprietà comunale. Nemmeno i documenti catastali sono corretti, al punto che chi si aggiudicherà la gara dovrà andare, tra le altre cose, a fare ordine dal punto di vista normativo.

Il punto fermo è che l’obiettivo di Palazzo Cernezzi è quello che dal primo giugno del prossimo anno il lido sia aperto, mentre per le altre attività (bar, ristorante) l’avvio potrà avvenire in un secondo momento.

I professionisti che hanno chiesto disegni e rilievi dello stato di fatto del lido si sono sentiti rispondere che «non ci sono agli atti tavole di rilievo dello stato di fatto» e ancora che «non è stata reperita agli atti la pratica strutturale». Nessun certificato energetico disponibile, mentre i documenti per l’agibilità risalgono al 1989, a 31 anni fa per la precisione. La struttura, però, è rimasta aperta fino a quasi due anni fa. Fatto sta che testualmente l’ufficio Patrimonio scrive: «È datata luglio 1989 la dichiarazione di “condizioni di agibilità” rilasciata dall’ufficio tecnico del Comune, che però non fa riferimento ad alcuna pratica edilizia specifica, ma solo ad un sopralluogo effettuato dall’ufficio stesso. Date le condizioni degli impianti, allo stato attuale l’edificio non è da ritenersi agibile».

C’è poi il capitolo, tutt’altro che secondario, degli abusi edilizi. Il Comune ammette che «sono presenti delle difformità rispetto allo stato dei luoghi originario e alle risultanze delle planimetrie catastali e la regolarizzazione della situazione farà capo all’aggiudicatario della gara», precisando però che si aggiudicherà il bene sarà escluso dalle «sanzioni». Proprio sulle parti difformi i professionisti interessati al bando hanno chiesto al Comune chiarimenti su condoni e su porzioni abusive. La risposta? «Si desume dalla documentazione reperita - si legge - che lo stato legittimo sia quello riportato nelle schede catastali del 1991». E ancora: «Nel calcolo della volumetria attuale non sono compresi abusi edilizi». A chi chiede lumi sulla tettoia poi chiusa e trasformata in veranda e se ci sia un errore nelle carte la risposta è la seguente: «Non si tratta di un errore della scheda catastale; per il volume chiuso era stata richiesta una sanatoria ma la pratica è stata archiviata senza arrivare all’accoglimento».

Il nodo della piscina

Da ultimo il nodo piscina per bambini, utilizzata fino agli anni Novanta, ma poi su disposizione dell’Asl ne è stato escluso l’utilizzo e può essere usata solo come «vasca ornamentale». Vent’anni fa, nel dicembre del 2000, venne rilasciata un’autorizzazione per una nuova piscina, ma non venne mai realizzata. Tradotto: tutto da rifare. Per aggiudicarsi l’area il canone a base d’asta è di 67mila euro l’anno.

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