Lombardia: altri 235 morti
A Como aumento di 48 casi

I numeri forniti dall’assessore al Welfare Giulio Gallera

Sono 2.154 i casi di coronavirus in provincia di Como con un aumento di 48 unità rispetto a ieri, quando erano stati 91. E’ il dato fornito dall’assessore al welfare Giulio Gallera durante la tradizionale conferenza stampa della Regione Lombardia.

Complessivamente i casi positivi sono 62.153 con un aumento di 827 rispetto al giorno precedente, una tendenza al ribasso se si considera che ieri erano stati 1.012. Resta invece molto alto il numero dei decessi con un aumento di 235 unità rispetto al giorno precedente. Ieri erano stati 241 e l’altro ieri 280. Complessivamente le persone in terapia intensiva sono 1.073 con un calo di 48 unità.

A Lecco i casi complessivi sono 1.982 con un aumento di 12 casi rispetto ai 59 di ieri e ai 30 dell’altro giorno. A Sondrio siamo a quota 859 con un aumento di 10 persone.

I numeri non crollano perché «con le nuove linee guida dell’Istituto superiore di sanità stiamo facendo più tamponi a medici di base, operatori sanitari, sociosanitari e pazienti di Rsa con sintomi. Ma c’è una forte riduzione di chiamate al 112, i pronto soccorso hanno più pazienti non Covid che Covid, gli ospedali meno ricoverati e si stanno alleggerendo le terapie intensive. Questo è il dato vero, anche a Milano. Le azioni tempestive della Regione e lo sforzo dei lombardi hanno ridotto fortissimamente la diffusione del virus». Lo ha detto l’assessore lombardo Giulio Gallera facendo presente che «i contagiati reali possono essere dal doppio a otto, nove volte quelli censiti». Perché in Lombardia? “Il virus si diffondeva da molte settimane quando l’abbiamo scoperto, per primi. Non abbiamo avuto la possibilità di contenere il focolaio: qui è esplosa una bomba atomica».

«Il nostro sforzo sarà intercettare con il sierologico chi non ha fatto il tampone - prosegue - abbiamo allungato a 28 giorni l’isolamento, il San Matteo di Pavia ha messo a punto un test efficace e se l’Iss ne approverà altri li utilizzeremo, per garantire che chi torna a lavorare non sia contagioso. Dovremo comunque mantenere mascherine e distanziamento sociale, perché avremo il virus sotto la brace. La scienza dice che le pandemie procedono a ondate; se ne arriverà un’altra, ci troverà attrezzati».

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