Lungolago, Comune-Regione
Tre mesi di litigi e zero passi avanti

Scontri verbali e lettere contro Palazzo Cernezzi. Storia di un rapporto teso: dall’accordo agli ultimatum

La storia è quella di un rapporto avviato con le migliori intenzioni da entrambe le parti e finito con lettere, diffide e ultimatum. Tra il Comune di Como (guidato dal centrosinistra) e la Regione Lombardia (centrodestra) il livello della tensione si è alzato esponenzialmente negli ultimi giorni e Milano, tra meno di una settimana, potrebbe sfilare il cantiere a Palazzo Cenrezzi se quest’ultimo non dovesse risolvere i problemi burocratici legati alla nomina di alcuni tecnici, su tutti il direttore lavori.

I tempi dei sorrisi e delle strette di mano tra il governatore Roberto Maroni e il sindaco Mario Lucini sono ormai un ricordo sbiadito. Il numero uno della Regione, come riferiscono i bene informati, è da tempo irritato nei confronti di Lucini. Al punto da avergli scritto personalmente una lettera, il 20 settembre scorso (come emerge dagli atti della giunta), nella quale lamentava «eccessiva lentezza» e indicava al primo cittadino un termine entro cui adempiere alle competenze in capo all’amministrazione. Una sorta di ultimatum “bonario”, quello del governatore, al quale è seguita, non avendo avuto riscontri se non richieste di incontri, la diffida formale approvata mercoledì dalla giunta milanese. Nella delibera, vincolante, si contesta al Comune di non aver messo in atto una serie di azioni e viene chiesto di procedere con l’istituzione dell’ufficio di direzione lavori, di «chiedere alla Procura della Repubblica di Como il dissequestro o l’accesso temporaneo/acquisizione di copie degli atti progettuali e dei lavori per l’avvio delle attività del nuovo responsabile del procedimento e direttore lavori» e ancora «definire il rapporto contrattuale per il coordinatore alla sicurezza in fase esecutiva» e concordare il cronoprogramma delle attività da attivare senza indugio». L’adempimento da parte del Comune è tutt’altro che scontato ed è probabile, quindi, che la Regione questa volta subentri davvero revocando al Comune il ruolo di stazione appaltante in un’opera comunque di rilevanza regionale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA