Malik dorme sotto i portici: «Qui siete buoni»

Le parole di un giovane del Gambia costretto a rifugiarsi da mesi davanti all’ex chiesa di San Francesco. «Ho ottenuto l’asilo politico e ora cerco un lavoro, ma è davvero difficile. Il “letto” all’aperto? È una vita d’inferno»

I primi volontari arrivano poco dopo le 21, quando la luce del sole non è scesa ancora del tutto e i giovani skater si divertono a saltare con la tavola un panettone stradale collocato di fronte alle colonne dell’ex chiesa di San Francesco, cercando di non rompersi l’osso del collo. Parcheggiate le macchine in via Sirtori, cominciano a scaricare i sacchi con le coperte (raccolte la mattina da chi le ha usate) e ad appoggiarli alla parete, nell’angolo vicino a una delle due porte d’ingresso dello spazio culturale Ratti.

«Il mio posto è proprio quello», spiega in un ottimo italiano Malik Ba, indicando con il dito lo spazio che occuperà con il suo giaciglio sul selciato dei portici di San Francesco, da maggio rifugio (talvolta litigante) di migranti, clochard storici stranieri e italiani.

Lo stato italiano, dopo attenta valutazione, ha rilasciato a Malik un permesso con motivo “asilo politico”. È a tutti gli effetti un rifugiato, protetto perché in fuga da guerre o persecuzioni. Come direbbe un certo tipo di retorica, uno fra i pochi che “va aiutato”. Peccato che spesso il sistema funzioni al contrario: una volta ottenuto il documento, di fatto il percorso d’accoglienza finisce e la persona si ritrova in strada, in questo caso sotto un portico.

«Cerco lavoro sempre - racconta - una signora mi ha aiutato a preparare il curriculum. Vado di persona e lo lascio ai bar, ristoranti e alle imprese: so imbiancare, cucinare, servire ai tavoli e me la cavo come giardiniere. Ci sto provando, ma fino ad adesso nessuno mi ha ancora richiamato».

Accanto a Malik iniziano ad arrivare gli altri “ospiti dell’Ostello San Francesco”, come ha scritto una forza di estrema destra in un volantino. Fra loro, c’è anche chi ha un impiego, ma fa fatica a trovare chi affitta una casa. «Gli italiani sono buoni - aggiunge, indicando i volontari di Como Accoglie che tutte le sere e tutte le mattine sono lì - o meglio, tutti sono buoni, voi di più». Invece, com’è dormire per due mesi sul selciato di un porticato? «È molto brutto - conclude - Una vita d’inferno. Ma serve davvero che lo dica?».

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