Mense scolastiche, pasti da fuori
Addio cucina anche in via Fiume

Tensione con i sindacati contrari all’esternalizzazione. Salgono al 62% i coperti che passano in mano ai privati

Chiude un’altra cucina comunale. E i pasti preparati dai privati per i bambini delle scuole pubbliche di Como arrivano a quota 2500, ovvero il 62% di quelli prodotti ogni giorno.

La decisione è stata formalizzata ieri nel corso di un incontro tra l’assessore alle Politiche educative Amelia Locatelli e i sindacati. Quest’ultimi molto critici nei confronti del piano dell’amministrazione comunale: «L’esternalizzazione di una parte del servizio - scrivono in una nota condivisa Cgil, Cisl e Uil - rischia di essere un primo passo verso la dismissione completa della refezione. E le novità rispetto alla chiusura di ulteriori tre cucine confermano la preoccupazione delle organizzazioni sindacali».

Le cucine in questione sono quella di via Fiume, l’ultima in ordine di tempo nonché quella che cucina il maggior numero di pasti, quella di via Alciato e quella di via Nicolodi a Breccia. Il Comune ha giustificato la chiusura parlando di problemi strutturali. Salgono così complessivamente a 25 le scuole comunali che a breve riceveranno i pasti dall’esterno, cucinati dai privati.

Fino ad oggi il Comune ha gestito in modo diretto 17 cucine che servono 40 refettori scolastici per un totale di 4mila pasti al giorno preparati da 70 dipendenti assunti a tempo indeterminato e 47 a termine.

Ieri sera, inoltre, l’assessore Locatelli ha incontrato i genitori della commissione mense per presentare il progetto del Comune.

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