Morì di parto con il bimbo
Il giudice: nessun colpevole

Gli eredi di Betty e Thomas condannati a pagare le spese legali

È l’epilogo di quattro anni di processo. Il marito: «Non posso arrendermi»

Nessun colpevole, non un centesimo di risarcimento e il paradosso indigesto delle spese di giudizio. Alessia e Vincenzo M., 28 e 29 anni, figli di Betty, la mamma morta di parto nel maggio del 2008 a 44 anni assieme al suo bimbo all’ospedale Valduce, dovranno versare 14mila euro per chiudere definitivamente i conti con la giustizia.

È l’epilogo, per certi versi un po’ paradossale, del processo civile che questa settimana si è chiuso, a Como, con il rigetto dell’istanza con cui i familiari chiedevano il riconoscimento di una colpa medica, consistita, si diceva, nel non aver saputo gestire con tempestività né l’emergenza provocata dall’embolia da liquido amniotico che uccise la donna (una patologia la cui mortalità, scrissero i periti, è stimata tra il 65 e l’80% dei casi) né l’anossia di cui subito dopo rimase vittima il feto: Thomas nacque praticamente morto per la mancata ossigenazione del cervello, fu rianimato dagli anestesisti e tenuto ancorato alla vita per 17 giorni. Si arrese il 7 giugno del 2008.

All’indomani della sentenza, che assottiglia davvero al minimo le speranze di ottnere unr isarcimento dall’assicurazione, Domeni M., il marito di Betty, promette: «Non mi arrendo - dice -. Andrò avanti».

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